Omelia (20-02-2007)
mons. Vincenzo Paglia
Commento Marco 8,14-21

Quando giungono a casa e si trovano soli, lontani dalla folla, Gesù fa capire ai discepoli quanto sia grande la loro distanza dal Vangelo. E' sempre così quando ci disponiamo all'ascolto della Parola di Dio. Ma è per la nostra crescita. Gesù, in quei giorni, ben più di loro era angosciato a motivo della morte che lo attendeva. I discepoli, impauriti più per la loro sorte che per quella del maestro, si erano invece messi a discutere su chi doveva essere il primo tra loro. Gesù, scendendo quasi al loro livello, accetta il desiderio che essi hanno di primeggiare, ma ne rovescia il contenuto: il primo, nella comunità cristiana, è colui che serve. È il primato assoluto dell'amore che deve regnare nelle comunità cristiane. Questo comando era talmente importante nella coscienza delle prime comunità che nei Vangeli questa frase di Gesù viene riportata per ben cinque volte. Dopo questa affermazione, Gesù prende un bambino, lo pone in mezzo a tutti e lo abbraccia. Ovviamente non si tratta di porre al centro in senso fisico quanto di attenzione. I piccoli e i deboli debbono essere al centro, ossia nel cuore stesso, della comunità: in essi infatti è presente il Signore. Chi accoglie (Gesù abbraccia quel bambino) uno di loro, accoglie Dio stesso e sarà salvo.