Omelia (11-02-2007) |
don Maurizio Prandi |
I regali dei poveri Mi pare importante, guardando al vangelo che la liturgia di oggi ci propone, considerarlo anche nei due versetti che vengono omessi e che recitano così: "(c'era gran folla) che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti". Dico questo perché i due versetti saltati sono decisivi per la comprensione della novità che Cristo manifesta in quanto ci aiutano a capire almeno due cose di fondamentale importanza: i destinatari delle beatitudini e l'atteggiamento del cristiano di fronte alla povertà. Per quello che riguarda i destinatari delle Beatitudini: mi pare bella anche la sottolineatura che l'evangelista fa sul luogo in cui si trovavano: la pianura, e sugli uditori: i discepoli ma anche le moltitudini (c'era gran folla). La pianura non è un luogo appartato, esclusivo, riservato a un cammino per poche persone. Luca fa notare che c'era molta gente. Quello che Gesù dice è per tutti, non solo per i discepoli, i quali per primi sono chiamati a vivere le beatitudini, ad annunciarle e testimoniarle a tutti. Certamente gli uditori di Gesù sono anzitutto i discepoli, ma dietro di loro c'è la folla che è venuta ad ascoltarlo... bello! Questa pagina è rivolta a tutti quelli che vogliono essere discepoli, a tutti i battezzati. Mi piace molto come gli ospiti dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia leggono questo atteggiamento di Gesù: da questi poveri Gesù distoglie lo sguardo. Identificare i poveri come facciamo noi vuol dire avere bisogno di loro per fare opere buone. Gesù distoglie lo sguardo da loro per alzarlo verso i discepoli ai quali dice: "beati voi poveri". La presenza delle moltitudini, di quelli chinati per la propria povertà, riguarda i discepoli, e quindi riguarda la chiesa. Questo alzare lo sguardo indica il vero modo di intendere le folle e la loro povertà: la povertà di quelli che voi chiamate poveri va risolta... ma come? Quello che Dio vuole è che "voi" diventiate poveri, che "noi", suoi discepoli, diventiamo poveri. Gesù non fa la scelta dei poveri come noi la intendiamo: è la prospettiva per cui non sarà più la chiesa che si occupa dei poveri, ma che condivide con i poveri, che si identificherà con la povera gente a cui appartiene il regno di Dio. Sento che l'identificazione con il povero è l'unica strada per poter risolvere e forse è proprio per questo che i poveri rimangono tali, perché, (a partire da me) non c'è questa grande corsa alla condivisione, alla identificazione. Usa un termine luca, nel suo vangelo, per indicare questi poveri. Un termine difficilmente traducibile in italiano: ptochòi che indica gli indigenti, quei poveri che mancano del necessario, i mendicanti, coloro che si rimettono al soccorso altrui. Mentre i poveri, anche se poco, hanno qualcosa, questi "poveri" non hanno niente e non possono che vivere di dipendenza e di sottomissione. La parola greca deriva da un verbo che significa "nascondersi", "rannicchiarsi su se stessi per timore". Sono poveri reali che hanno fame e piangono. La loro beatitudine consiste nel fatto che Dio interviene in loro favore, che se nessuno li guarda, ecco c'è Dio che si china su di loro... del resto, al Giordano Gesù era sceso anche nella loro acqua. Dai poveri, dai rannicchiati possiamo e dobbiamo imparare ci dice Gesù (la vedova povera che getta i due spiccioli ma anche la donna Cananea che ha insegnato a Gesù che come Messia doveva rivolgersi a tutti)... in questo senso mi piace dire che una persona, dopo la Messa di Natale alla comunità Le Ali, mi ha detto che quella celebrazione è stato il regalo di Natale più bello che potesse ricevere... i poveri ci fanno dei regali che spesso lasciamo incartati e infiocchettati... non abbiamo il coraggio di aprirli e di guardarci dentro. Sui poveri, la Bibbia ci dà indicazioni interessanti... il povero è da vedere innanzitutto, ma non basta, perché puoi anche non accorgerti di lui (vedi il ricco epulone che Lazzaro non l'ha mai notato). Bisogna vedere, accorgersi, ma soprattutto sentirsi coinvolti, farsi carico: il Buon Samaritano. Sarebbe bello che il modo biblico di guardare il mondo potesse informare un po' la nostra vita, il nostro rapporto con gli altri: la fede in Dio creatore, non può e non deve dare spazio ad alcuna mistica della povertà, perché la Bibbia dice che tutto ciò che Dio ha creato è buono e va goduto... ma attenzione: QUESTO VALE PER TUTTI... LE COSE CREATE NON POSSONO ESSERE SOLO GODUTE DA QUALCUNO. Mi piace questa idea di totalità, di inclusività, perché non solo getta una luce divina su tutte le ingiustizie di cui sono vittima i popoli del sud del mondo, ma anche per ri-centrarci sul primato di Dio: affermare che la creazione non è tua, ma di Dio, è l'unico modo per affermare il primato di Dio, che la cosa alla quale l'uomo religioso dovrebbe tenere più che ad ogni altra. (don B. Maggioni) Che la celebrazione di oggi allora sia per noi desiderio di contatto con il povero, con i tanti poveri che abitano la nostra terra, per capire finalmente che il Signore è con noi e che non ci abbandona nelle nostre povertà... ma anche occasione per discernere che siamo nell'abbondanza, per imparare a condividere i nostri beni affinché tutti abbiano il necessario per vivere. |