Omelia (09-02-2007) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Il serpente antico: Non morirete affatto Ogni tentazione è una misconoscenza di Dio. Il serpente della prima lettura di oggi, il tentatore antico, dà una falsa idea di Dio, la suggerisce abilmente: Dio è geloso, è nemico della libertà, è nemico della conoscenza. Comincia esagerando le leggi poste da Dio: «E vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». Così insinua già che Dio limita il nostro bene più che può. La donna risponde rettificando: essi possono mangiare i frutti di tutti gli alberi, solo l'albero che sta in mezzo al giardino è proibito. Questo significa che noi siamo liberi in molte cose, ma che il nostro essere fondamentalmente non ci appartiene, il suo centro è sempre Dio. E il tentatore ribatte: «Non è vero, non morirete conquistando la vostra autonomia. Anzi, Dio sa che quando mangerete questo frutto, i vostri occhi si apriranno e voi sarete come Dio». Dio dunque, secondo il tentatore, è geloso, non vuole che l'uomo diventi simile a lui. La verità è tutto il contrario, perché Dio ha creato l'uomo a sua immagine e vuole che egli gli assomigli quanto più è possibile, e lo difende da qualsiasi tentazione che gli impedirebbe questa somiglianza. Anche per noi la tentazione viene dall'accettare una falsa idea di Dio, dubitare di Dio. Quando si incomincia a dubitare delle intenzioni di Dio e a crearsi un Dio a nostra immagine: geloso, invidioso, che non desidera il nostro bene ma il nostro male, si è pronti a soccombere a tutte le tentazioni, che sono sempre tentazioni di egoismo: mettersi al centro di tutto, cercare il nostro bene invece di cercare il bene. Chiediamo al Signore, ci insegni a fidarci di lui e del bene che quotidianamente, anzi, minuto per minuto continua ad elargirci. |