Omelia (01-11-2001) |
padre Tino Treccani |
La felicità dei poveri. Le beatitudini, nel vangelo di Matteo, segnano l'inizio del Sermone della Montagna (Mt 5,1-7,28), la nuova costituzione del popolo di Dio. Il v. 1 mostra i destinatari di questa buona notizia: le moltitudini venute dalla Siria, Galilea, Decapoli, Gerusalemme, Giudea e dall'altra sponda del Giordano (cfr. 4,24-24). Ci sono persone venute da ogni parte.Questo denota che il messaggio di Gesù non ha frontiere. Vedendo le moltitudini, Gesù sale sulla montagna che, simbolicamente, è il luogo di Dio e dell'incontro con lui. La montagna ricorda il Sinai, il monte dove fu sigillata l'alleanza col popolo ebreo che fuggiva dalla schiavitù dell'Egitto. Qui Mosè ricevette le tavole della Legge (Decalogo), la costituzione del popolo di Dio. Perciò, Gesù sta promulgando le nuova costituzione del popolo di Dio, un popolo senza frontiere e senza discriminazioni; inaugura la Nuova Alleanza con i poveri e gli emarginati del mondo intero, rivelando che Dio si è solidarizzato con loro al punto di affidare loro il Regno. Il clima di questa Nuova Alleanza è la fiducia illimitata che circola tra Dio ed il suo popolo. Infatti, al tempo del deserto, il popolo ebreo doveva stare lontano dal monte Sinai, senza avvicinarsi. E Dio parlava al popolo per mezzo di Mosè. Qui, i discepoli si avvicinano al Maestro "sulla montagna", e Dio parla loro tramite Gesù - l'Emmanuele - che, "seduto", insegna come Maestro che ha autorità. Le beatitudini sono proposta di felicità. La costituzione del popolo di Dio non impone leggi. Gesù semplicemente constata la situazione del popolo che lo segue (poveri, afflitti, defraudati [= mansueti], affamati); percepisce il loro sforzo per cambiare la situazione (misericordia/solidarietà, purezza di cuore, promozione della pace); conosce le difficoltà e l persecuzioni che affrontano per creare una nuova società, e li proclama felici, eredi del progetto di Dio. 1. La felicità dei poveri (vv. 3.10) La prima ed ottava beatitudine (v. 3 e v. 10) sono la sintesi di tutte. Le altre chiariscono qualche aspetto di queste due: "Felici i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli" (v. 3); "Felici i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli" (v. 10). Identica promessa, o meglio, constatazione di ciò che sta succedendo: il Regno dei cieli già è dei poveri in spirito e dei perseguitati per causa della giustizia! Questi due gruppi, praticamente formano una sola realtà. Le altre beatitudini indicano una promessa futura: saranno consolati, possederanno la terra, ecc. Tuttavia, non bisogna aspettare la realizzazione di questa promossa solo nell'altra vita, cioè dopo la morte. Questa promessa decorre dalla scelta che Dio ha fatto per i poveri e oppressi, consegnando loro il Regno, portatore della pienezza dei beni: libertà, vita, fraternità, condivisione, pace. Quando si realizzerà tutto ciò che sembra promessa? Quando la nuova pratica della giustizia farà germinare e crescere il Regno. "Poveri in spirito": frequentemente si vuol annacquare questa beatitudine, smorzando tutta la sua forza, come se i poveri in spirito fossero persone umili, indipendentemente dalla loro condizione sociale. La parola "povero" ricorda gli "anawim" dell'Antico Testamento, dell'epoca di Gesù e delle comunità di Matteo: sono coloro che depositarono la loro fiducia in Dio come ultima istanza, "perché la società negava loro la giustizia". Sono poveri in spirito, ossia, scelsero la povertà (cfr. 6,24) non perché la miseria li facesse felici, ma perché in questa condizione partecipano del progetto di Dio, che è la costruzione della nuova società, basata sulla giustizia e l'uguaglianza. Perciò Gesù afferma che il Regno dei Cieli è loro! Dio è il re dei poveri (poeticamente, R. Tagore afferma che "Dio si stanca sempre più dei grandi regni, ma mai dei piccoli fiori"). E con loro formerà il nuovo popolo; essendo poveri, sapranno concretizzare il Regno della condivisione e solidarietà (cfr. 14,13-23; 15,32-39). Il Regno è loro, perché, così vivendo, realizzano la richiesta di Gesù (cfr. 4,17: "Convertitevi, perché il Regno è vicino"). Una semplice donna del popolo mi ha dato la migliore definizione dei "poveri in spirito": "il povero in spirito è come il pesce nel mare: ha tutta l'acqua a sua disposizione, ma non la trattiene solo per sé; la lascia per tutti i pesci". La società stabilita. Ambiziosa di potere, gloria e ricchezza (cfr. 4,9) non sopporta una società alternativa che si forma in base alla condivisione e comunione dei beni. Non sopportando i poveri che impararono la condivisione e la promuovono come forma di realizzare il Regno, li perseguita, cercando di eliminarli (v. 10). Essere perseguitato per causa di ciò è forse una disgrazia? No! Per Gesù, e nell'ottica del Regno, è sinonimo di felicità; infatti la persecuzione da parte della società stabilita mostra che il cammino dei poveri che lottano per la giustizia è autentico: loro è il Regno dei Cieli! Però è bene ricordare che non si tratta di persecuzione per un qualsiasi motivo, ma "per causa della giustizia del Regno", e questa si traduce in solidarietà, uguaglianza e fraternità. A proposito, la giustizia è la chiave che apre tutte le porte del vangelo di Matteo. Abbiamo così un criterio chiaro per discernere se uno è o no un povero in spirito: basta esaminare il suo impegno con la giustizia del Regno e vedere se, in qualche modo, è perseguitato per causa di lei. 2. La situazione dei poveri che cercano la liberazione (vv. 4-6) I vv. 4-6 descrivono la situazione dei poveri che cercano la liberazione. Sono "afflitti". Nell'Antico Testamento /cfr. Is 61,1) gli afflitti sono persone prese ed incarcerate, vittime della società crudele e opprimente. Affermando che gli afflitti sono consolati, Gesù garantisce loro che il Regno ha forza e capacità di liberarli dalle oppressioni cui furono sottomessi. E per questo sono felici! Concretamente, nei capitoli 8-9, Matteo mostra come e quando ciò succede: la cura del lebbroso, il servo del centurione, ecc. I "mansueti" sono coloro che furono soggiogati dai potenti. Anche questa beatitudine si ispira all'AT, esattamente al Salmo 37,10-11: "ancora per un poco e non ci sarà più ingiusto; cercherai il suo luogo, ma non ci sarà. Ma i poveri possederanno la terra e si diletteranno con la pace abbondante". Alonso Sch-kel traduceva "mansueti" con "defraudati", dal potere tiranno che li privò della terra impossibilitando la rivendicazione dei loro diritti. È facile identificarli con i "senza terra" del tempo di Gesù, delle comunità di Matteo e di tutti i tempi. Facendo parte del Regno possederanno "la" terra (con l'articolo!), cioè, non solo riceveranno di volta i loro terreni rubati dai potenti latifondisti, ma saranno signori del mondo, perché la condivisione farà sì che i beni del creato siano di tutti. Letta alla luce della realtà brasiliana, questa beatitudine potrebbe essere così: "Felici i senza terra che lottano per la giustizia, perché la regalità di Dio su di loro garantisce che la terra è di tutti. Gesù proclama la felicità di coloro che "lottano per la giustizia", di quanti ne hanno bisogno come alimento vitale e quotidiano (aver fame e sete), perché nell'utopia del Regno non c'è un minimo segno di ingiustizia. 3. Scelte e prassi dei poveri: costruire la nuova società (vv. 7-9) I poveri che entrarono nella dinamica del Regno sono "misericordiosi", cioè, solidali. Condivisione e comunione creano il clima della solidarietà, dove nessuno passa necessità. Chi dà riceve, non solo dalle persone, ma dallo stesso Dio, che consegnò il Regno nelle mani di coloro che impararono a condividere. É la prima scelta di chi entra nella dinamica del Regno: mettere tutto in comune. Per questo sono felici! La seconda scelta è la "purezza di cuore". Per i semiti, il cuore è la sede delle scelte profonde che segnano la vita intiera. Secondo loro, si pensa col cuore (cfr. Mt 15,19). Essere puro di cuore significa avere una condotta unica, in perfetta sintonia col Regno. Questa beatitudine si ispira al Salmo 24,4, dove la purezza di cuore si associa a "mani innocenti". Mani innocenti sono risultato di un cuore puro: senza violenza, senza corruzione, senza sfruttamento, ecc.. I poveri del regno sono puri di cuore perché non si appropriano della vita del prossimo, come i potenti. La loro condotta è integra. Sono felici, perché agendo così, vedono Dio, ossia, lo sperimentano concretamente nella loro vita. Nell' AT la purezza dipendeva da una serie di riti mediante i quali le persone avevano accesso a Dio, che si manifestava nel Tempio. Nella Nuova Alleanza - e in sintonia col Salmo 24 - purezza è sinonimo di scelta per la giustizia del Regno e rispetto all'integrità delle persone. Dio non si manifesta più nel Tempio (quando Matteo scrive il Vangelo, il Tempio di Gerusalemme già era stato distrutto). Le persone lo sperimentano in forma diretta, nel quotidiano e nelle relazioni fraterne. Questa scelta genera felicità: felici i puri di cuore! Gesù proclama "felici coloro che promuovono la pace", perché saranno chiamati figli di Dio. La promozione della pace (shalom = pienezza dei beni) è frutto della solidarietà e della purezza di cuore. Pace è benessere che esclude ogni ingiustizia, oppressione e violazione dei diritti. Non si tratta di pace a livello personale, ma soprattutto sociale. Nella dinamica del Regno, una persona è felice solo quando tutte lo sono. La lotta per il benessere di tutti, come vuole il progetto divino, rende gli esseri umani figli di Dio. C'è dunque una strettissima collaborazione tra il Creatore e le creature. Ciò che il Padre fa', anche i figli fanno. I poveri che optano per il Regno sono capaci di questa prassi. Gesù garantisce che lal loro felicità dipende da questo! 4. La comunità cristiana in mezzo ai conflitti (vv. 11-12a) L'ultima beatitudine (vv.11-12) rivela le tensioni ed i conflitti affrontati dalle comunità migranti nella Siria, in mezzo alle quali nacque il vangelo di Matteo. In quel frattempo le comunità passavano per una crisi di identità, col pericolo dell'abbandono del progetto di Dio. I conflitti venivano dall'impero romano e dal giudaismo ufficiale, rappresentato dai dottori della Legge e dai farisei: la società stabilita cominciò a diffamare i cristiani, calunniandoli e perseguitandoli. Diventava difficile resistere alle pressioni ed alle tribolazioni di ogni specie. Il vangelo ricorda loro che essere discepoli di Gesù è essere come i profeti dell'AT: "In questo modo perseguitarono i profeti che vennero prima di voi". |