Omelia (18-02-2007)
Agenzia SIR


Il volto del cristianesimo risplende nelle dinamiche umane. Questi versetti di Luca incastonati nel capitolo sesto sono come delle perle che risplendono e nel contempo pietre che fanno male. È una pagina che va tenuta sempre presente ogni qual volta la cronaca pone alla nostra attenzione gesti e atti fuori dall'agire umano e segnati da crudeltà, ferocia e cattiveria. A distanza di due mesi dalla tragica morte omicida della famiglia di Erba (oggi i nomi della città divengono famosi a motivi di gesti cruenti!) sono ancora forti e vive le parole di perdono e apertura alla riconciliazione da parte di un componente della famiglia uccisa. "Non si ci si può non aprire al perdono, perché i nostri genitori ci hanno sempre insegnato a perdonare, perché perdonare ti apre ad una prospettiva sempre nuova e ricca di stupore". Sono alcune parole dei parenti delle vittime riportate dalla cronaca televisiva e dalla stampa.

Sono parole che non possono e devono passare sotto silenzio perché hanno una carica evangelica e cristiana che fa bene a chiunque le ascolti. In una cultura di vendetta, ricatto, non perdono e prepotenza, ascoltare queste parole aiuta a ritrovare il senso del vivere, evitando di lasciarsi prendere dal gorgo profondo della giustizia "fai da te", che sfama quella voglia di riscatto fine a se stesso e senza frutto.

Tra pochi giorni avrà inizio il tempo della Quaresima, fecondo ed esigente periodo in preparazione alla Pasqua. La liturgia anticipa, già in questa settima domenica del tempo ordinario, quello che possiamo definire il "taglio vitale" da ricercare e da effettuare. Taglio vitale nel senso della vita quotidiana che è chiamata ad assumere una prospettiva evangelica, in Cristo: amate i nemici, benedite coloro che vi maledicono, dà a chiunque ti chiede. Sono frasi che invitano a spogliarci di tutte quelle giustificazioni e facili compromessi che di certo troviamo a ogni espressione, come controparte. Taglio vitale anche nell'ottica del "dare un taglio" con i perpetui ripensamenti e insicurezze, il continuo rimandare le scelte, il nascondersi dietro frasi fatte tipo "bisogna essere santi per vivere queste parole".

La proposta di vita posta in tutta la Bibbia è talmente possibile e umana che anche i santi sono riusciti a viverla. Come a dire: quelli che oggi chiamiamo i giganti della fede, non sono nati santi, ma sono stati uomini e donne del loro tempo. Le parole di perdono pronunciate nell'occasione dell'omicidio avvenuto ad Erba sono parole evangelicamente pazze che fanno bene ad un mondo impazzito che deve ritrovare la rotta. La storia della Chiesa e della vita personale di ciascun uomo è costellata di episodi, esempi ed avvenimenti che testimoniano che il linguaggio di Gesù non è duro e impossibile, ma esigente e possibile. Quelle che l'evangelista riporta in questo brano non sono espressioni dualiste e contraddittorie.

È un invito a ritrovare senso e direzione al vivere umano, perché senza perdono donato, amore disinteressato e relazione gratuita non vi sarà mai armonia e unità nel cuore dell'uomo. È proprio nell'amare il nemico che ritrovo pace interiore, perché se non amo, perdono, dono con gratuità e fede, vivrò sempre a metà, diviso, insoddisfatto, capace di compiere gesti più forti di quelli subiti. Ecco perché si dice che amore e perdono disarmano. Nella giornata di mercoledì prossimo, inizio del tempo della Quaresima, guardiamo e sentiamo quelle ceneri che verranno poste sul capo come la costante iniziativa di Dio nei confronti di ogni uomo. Sarà Pasqua di risurrezione nel piccoli momenti di risposta dell'uomo a Dio.

Commento a cura di don Giacomo Ruggeri