Omelia (22-02-2003) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su 1Pt 5,2-3 Dalla Parola del giorno Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza, ma volentieri, secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. Come vivere questa parola? La prima Lettera dell'Apostolo Pietro, come sappiamo, intende perseguire un preciso obiettivo pastorale: assicurare alle comunità cristiane una guida che sia veramente evangelica. In tal senso dà tre indicazioni sul modo di pascere il gregge di Dio: sia fatto sorvegliandolo volentieri, non per costrizione e con fretta ma con attenzione al cuore; non per avidità di guadagno, ma con generosità, resistendo alla tentazione di sfruttare il proprio ruolo per un tornaconto personale; infine, non facendo da padroni sulle persone a noi affidate, ovvero non assumendo atteggiamenti dispotici o autoritari, ma facendoci autorevoli modelli del gregge, in una relazione di umile servizio, perché non accada, come dice Gesù ai dottori della legge, che carichiamo gli altri di pesi insopportabili, mentre quei pesi noi non li tocchiamo nemmeno con un dito (cfr. Lc 11,46). Comprendiamo bene che queste norme, pur dettate specificatamente ai presbiteri, giungono a ognuno di noi perché sono regole fondamentali nella tessitura quotidiana di relazioni familiari ed impegni sociali. L'immagine della cattedra come simbolo della missione di Pietro, che la festa di oggi ci propone, dice: assunzione di responsabilità, servizio amorevole e gratuito. Una verifica a questo punto è d'obbligo: con quale stile accompagno guido educo alla fede? Servo i fratelli o mi servo di loro? Accolgo la loro diversità come dono- ricchezza o impongo loro i miei modelli? "Quel poco di scienza, quel poco di esperienza che ho acquistato, - diceva don Bosco in una strenna - quanto sono e quanto posseggo,...la mia vita stessa, tutto desidero impiegare a vostro servizio". Così sia anche per noi, consapevoli che amabilità e rispetto suscitano confidenza. E la confidenza è la soglia di ogni paternità/maternità che generano vita nuova in Cristo. Oggi, nella mia pausa contemplativa, ricorderò coloro che Dio mi ha affidato: Signore, erano tuoi e li hai dati a me. Io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi (Gv 17,6.26) La voce di un uomo spirituale impegnato tra i poveri La vita ha valore solo perché consente, amando, di riuscire, in libera solidarietà con i fratelli, a comunicare con l'Eterno che è Amore infinito. Chi dunque potrebbe mentire a se stesso credere di amare e di seguire la retta via se non a condizione di liberare in sé ogni giorno di più una voce che grida al fratello: quando tu soffri, io sto male? Abbé Pierre |