Omelia (21-02-2007) |
don Marco Pratesi |
Un cuore lacerato "Laceratevi il cuore e non le vesti", è l'esortazione del profeta Gioele. Nell'Antico Testamento il gesto di stracciarsi i vestiti esprime il dolore di fronte a qualche grave male, come un lutto (vedi per esempio 1Sam 4,12; 2Sam 1,2.11; 3,31; 13,19.31.32), manifestando piena partecipazione al dolore per quel fatto. L'uomo normalmente vestito opera nella normalità del suo ruolo sociale e religioso; l'uomo con le vesti stracciate si lascia sconvolgere dal male che ha di fronte, non continua come se nulla fosse: ogni altra cosa, pur importante, passa in secondo piano. Nemmeno chiude nell'intimo il suo dolore, ma col suo gesto, spesso accompagnato dal pianto, lo esprime fisicamente. Quale male ci sta di fronte in questa giornata? La nostra lontananza da Dio. Alcune zone del nostro essere, pensieri, comportamenti, lo lasciano da parte; nascono e si sviluppano lontano da lui, al di fuori del - o anche contro - il rapporto con lui. Dobbiamo fare spazio alla consapevolezza che dentro di noi c'è l'ingiustizia, il peccato. L'invito di Gioele a lacerarsi il cuore dice bene quanto in profondità debba scendere questa dolorosa presa di coscienza. Questo è anche uno dei sensi del digiuno, che nell'Antico Testamento è spesso legato allo stracciarsi le vesti. La giornata di oggi, e tutta la quaresima che con essa si apre, è tempo nel quale siamo chiamati a lasciarci "disturbare" dal fatto che il male rovina la vita; ed è soprattutto il male che noi facciamo, più che quello che subiamo, a rovinarci, perché esso dimora nel nostro cuore e ci intacca in profondità. La breccia che la quaresima vuole aprire nella nostra corazza, una frattura nel nostro cuore di pietra, deve però diventare luogo di apertura alla fiducia in Dio "misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza". Chiediamo che il Signore ci salvi dalla potenza, realmente distruttiva, del male: "Liberaci dal male". "Chi sa che Dio non lasci dietro a sé una benedizione", così che tutto, anche il nostro peccato, purificato e perdonato, serva alla vita nostra e del mondo. I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo. |