Omelia (02-02-2003)
don Romeo Maggioni
I miei occhi hanno visto la tua salvezza

Il bisogno di incontrare, di vedere Dio è l'anelito inconfessato d'ogni cuore pensoso: tutti gli uomini - dice san Paolo - "andando come a tentoni" (At 17,27) cercano Dio "se mai arrivino a trovarlo". Ebbene oggi troviamo un uomo che Dio l'ha incontrato, ed esclama con gioia: Signore, ora posso morire in pace perché i miei occhi hanno visto il tuo Salvatore venuto per tutti gli uomini! Gesù è presentato al tempio quale risposta di Dio alla lunga attesa d'Israele e di tutta l'umanità; ma solo i poveri e i piccoli lo sanno riconoscere, divenendo quindi, questo Gesù, in mezzo agli uomini "segno di contraddizione".

1) GESU', LUCE DELLE GENTI

Dio stesso un giorno aveva deciso di manifestarsi agli uomini, e, incominciando da Abramo, aveva mescolato segni, interventi e promesse con la storia del suo popolo. "Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me, e subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate" (I Lett.).

Quel Dio che aveva promesso di stringere alleanza con l'umanità, di essere l'Emanuele, il Dio-con-noi, eccolo ora, per le mani di Maria e Giuseppe, entrare in carne ed ossa nella nostra storia e in quel tempio di Gerusalemme luogo della lunga preparazione e della lunga attesa del rivelarsi pieno di Dio. Dio finalmente ha deciso di "rendersi in tutto simile ai fratelli" (II lett.) proprio per poter capire ed "essere in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova" (II lett.). La sua missione ha dimensioni universali ora, "salvezza preparata davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti".

Israele era stato come la pista di lancio - e in questo senso il Messia è la più autentica "gloria del popolo Israele" -, ma perché Dio si rivelasse come luce e salvezza di ogni uomo. Risposta "a quanti aspettavano la redenzione", cioè un riscatto della nostra condizione umana, e "conforto", cioè apertura verso una prospettiva di vita, eterna e di comunione con Dio. "Nel mistero del Verbo incarnato - ci fa dire il Prefazio - con nuovo splendore la tua gloria, Signore, rifulge agli occhi dell'anima": cioè in quell'uomo Gesù noi finalmente riusciamo a vedere il vero volto di Dio, perché "in lui abita la pienezza della divinità in un modo fisico" (Col 2,9).

Dio in un uomo, Dio in un bambino, Dio sulla croce fa certo problema, non è il Dio che ci si attendeva; un Dio che "allo scopo di espiare i peccati è stato messo anche lui alla prova ed ha sofferto personalmente" (II lett.), necessariamente diviene "segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori". L'accettazione di un Dio così si pone come divisione tra gli uomini, tra quanti cioè lo sanno accettare e quanti ne ricevono scandalo, e perciò è posto in mezzo agli uomini "per la rovina e la risurrezione di molti".

E' inutile nasconderlo: il problema del Dio cristiano è un problema difficile, principalmente appunto perché il Dio che si rivela scompiglia l'idea di Dio che noi uomini ci siamo fatti - o peggio - che ereditiamo dal peccato di Adamo. C'è voluto, dice il vangelo di oggi - lo Spirito santo per far riconoscere da parte del vecchio Simeone in quel bambino "il Messia del Signore".

2) GESU', SEGNO DI CONTRADDIZIONE

I genitori di Gesù "si stupivano delle cose che si dicevano di lui". Erano pur gente povera e semplice: come pensare di avere un figlio tanto grande, o di vedersi tra le mani un Dio fattosi così piccolo? "Poi Simeone parlò a Maria: E anche a te una spada trafiggerà l'anima". E' la grande prova della fede di Maria, quando soprattutto ai piedi della croce vedrà il suo figlio, il Figlio di Dio, schiacciato dai malvagi; la prova di divenire partecipe della sofferenza di Lui per essere con Gesù corredentrice degli uomini peccatori.

E' Gesù un tipo di salvatore e di salvezza che richiede anche a noi oggi tutta la crocifissione di un cuore che va al di là d'ogni calcolo umano, e un assoluto e totale abbandono di fede in Dio.

Primizia e immagine della Chiesa è questa Maria madre di Gesù. Rovina o risurrezione per molti è Gesù a secondo appunto che si diviene capaci o meno della stessa fede rischiosa ed eroica di Maria. Dio si rivela grande e piccolo, vincente e perdente, amante dell'uomo ed esigente fino alla radicalità della fede pura; non è pacifico e facile accettare un salvatore così! Più di una volta Gesù stesso aveva parlato dell'ambivalenza della sua immagine; e parlava in parabole proprio per lasciare quello spazio di ambiguità che fosse riempito dalla fiducia e dalla fede del credente.

Non per nulla nel racconto Luca insiste sul fatto che siano due "poveri di Jahvè", Simeone e Anna, a riconoscere Gesù, non i capi e i sommi sacerdoti: poveri del Signore perché appartenenti a quella lunga schiera di uomini di fede, a quel piccolo resto di Israele, che puntavano tutto sulla salvezza del Messia atteso. Tale è la condizione anche per noi per riconoscere e accogliere il Dio che si rivela in Gesù: l'essere quei piccoli cui solo è rivelato il mistero di Dio.

"Ti benedico, o Padre - ebbe un giorno a pregare Gesù - perché hai tenuto nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25). E' la piccolezza della fede, che non presume di sapere e risolvere la vita da sé, ma accetta la visione delle cose dalla Parola di Dio e si abbandona fiducioso nel Dio che si offre fratello e salvatore all'uomo che si riconosce bisognoso del suo amore e della sua pienezza di vita. Appunto l'uomo che, come Maria, come Simeone e Anna, sono mossi dallo Spirito:"Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio" (Rm 8,14).

La fede è disponibilità del cuore a lasciarsi guidare dallo Spirito di Cristo.

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"Anche noi, riuniti dal medesimo Spirito - abbiamo detto nel fare la processione con le candele accese -, andremo incontro a Cristo, lo riconosceremo allo spezzare il Pane, non lo abbandoneremo di fronte al sacrificio e alla sofferenza, nell'attesa che egli venga a noi e si manifesti nella gloria". E' la luce di Cristo questa candela che ci è già stata consegnata nel giorno del Battesimo: è la luce della nostra fede, quella lampada da tener accesa incontro allo Sposo che viene per poter entrare anche noi nella sala nuziale al termine del nostro cammino terreno. La preghiera di oggi è quella tutta evangelica: Credo, Signore, ma aumenta la mia fede, aiuta la mia incredulità!