Omelia (21-02-2007) |
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Una partenza difficile "Concedi al popolo cristiano... di affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male"(Colletta della liturgia delle Ceneri): c'è tutta l'aria di una dichiarazione di guerra, di una chiamata alle armi, e di una prossima partenza al fronte! C'è un nemico da affrontare, c'è un rischio che si corre, e ci sono dei mezzi (le armi!) per contrastare l'eventuale danno di cui si potrebbe rimanere vittime. Non c'è proprio tempo da perdere. L'inizio liturgico della Quaresima dice già quanto questo tempo sia un evento straordinario da vivere, un'occasione alla quale saper rispondere. Siamo chiamati ad "agire contro" lo spirito del male, quale nemico dichiarato. Bisogna giocare d'anticipo, fare leva sull'elemento "sorpresa" per cogliere alle spalle colui che insidia la nostra pace. Bisogna risvegliare tutte le migliori forze ed energie per attrezzarsi adeguatamente rispetto all'impresa da compiere. Le "armi" a disposizione sono quelle della "penitenza". Come ogni ottimo atleta, anche il cristiano deve essere fedele a regole rigide se vuole gareggiare e vincere. L'arma delle "penitenza" è il segreto di ogni preparazione atletica che si rispetti, dove si impongono una disciplina rigida e scelte coerenti con l'obiettivo da perseguire, soprattutto l'allenamento sistematico del corpo per essere permanentemente "in forma". La Quaresima deve poter rimettere in piedi la ritrovata forza del cammino nel deserto delle nostre frustrazioni, fallimenti e cedimenti. È bello poter dire a se stessi: "Non è quello che sei, e neppure quello che sei stato che Dio guarda con i suoi occhi di misericordia, ma ciò che tu hai desiderio di essere" (Anonimo del Medioevo). La debolezza del segno Il segno della Quaresima è davvero paradossale: sono le Ceneri! Un segno debole, sproporzionato, rispetto all'impegno arduo che ci tocca mettere in atto. Invece esse dicono che lo spirito del male ha già superato le nostre ultime difese e ha prodotto effetti devastanti. Si tratta solo di non rassegnarsi e di riprovare ancora una volta a prevalere su di lui, per domarlo nei suoi assalti e uscirne indenni. Chi sarebbe disposto a scommettere su un mucchio di cenere? Che cosa si può ricavare da un segno che dice frantumazione, aridità, disgregazione e morte? Il senso dell'inizio Il segno delle Ceneri fotografa la nostra condizione attuale. E in questo senso non ci resta che dire: "Siamo messi male!"; della serie: "Guarda come mi sono ridotto!". Ma allo stesso tempo fissa il nostro concreto e reale punto di partenza: ci richiamano, con sano realismo, la nostra condizione spirituale difficile. Colui che deve sostenere la dura lotta contro lo spirito del male sembra un uomo sconfitto in partenza! Le ceneri, dunque, non farebbero presagire nulla di buono. Fissare l'inizio del cammino quaresimale con il segno ceneri sarebbe dunque sconfortante? La forza del cammino Il segno dell'inizio non vuole scoraggiarci: sembra un segno debole, insignificante e ingiustificato rispetto all'impresa da compiere. Eppure è "forte", perché il segno delle Ceneri fa riecheggiare fino all'oggi liturgico della nostra celebrazione la sfida di Dio al profeta: "Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?" (Ez 37,3). Potranno mai rivivere queste Ceneri? O sono destinate a rimanere un rimprovero definitivo della nostra disfatta? Il cammino della quaresima dice a noi un rinnovato "soffio" dello Spirito creatore di Dio, datore di vita: "Facciamo l'uomo" (Gen 1, 26). Le ceneri come la polvere della creazione: dunque, a Dio tutto è possibile! "Questa parola fu rivolta a Geremia da parte del Signore: Prendi e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la mia parola". Io sono sceso nella bottega del vasaio, ed ecco, egli stava lavorando al tornio. Ora se si guastava il vaso che egli stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli rifaceva con essa un altro vaso, come ai suoi occhi pareva giusto. Allora mi fu rivolta la parola del Signore: "Forse non potrei agire con voi, casa di Israele come questo vasaio? Ecco come l'argilla nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani" (Ger 18, 1-6). La quaresima non è la dichiarazione della nostra disperazione, ma la celebrazione della nostra speranza. La gioia del traguardo "Lasciatevi riconciliare con Dio...Ecco ora il giorno della salvezza" (2Cor 20). Lasciarsi riconciliare è lasciarsi ricostruire da Lui. L'ulivo, dal quale sono ricavate le ceneri, è segno di Cristo: ricevendole sul nostro corpo noi dichiariamo la disponibilità a rivestirci di Lui, l'uomo nuovo. Proprio come nel giorno del Battesimo, nel quale l'imposizione sul nostro corpo della veste bianca ha voluto dire la grazia di una vita nuova in Cristo Gesù. Le ceneri, perciò, sono la celebrazione di una rinnovata grazia battesimale nella quale può rinascere l'uomo nuovo. Il cammino quaresimale, dunque, ci fa già pregustare la gioia pasquale in cui - dalle ceneri della nostra vuota elemosina, insidiata dalla ricerca di gratificazioni umane, Dio rigenera l'uomo nuovo della segreta gratuità; - dalle ceneri di una preghiera formale, alle prese con l'ammirazione degli uomini, Dio rigenera l'uomo nuovo del silenzio interiore e della lode sincera della vita nuova; - dalle ceneri di un digiuno esteriore di una finta religiosità, Dio rigenera l'uomo nuovo della purezza interiore e della sincera condivisione. La Quaresima, con il segno austero delle Ceneri, ci tocca "nel segreto" del nostro quotidiano, per bonificare ogni sozzura di mente, di cuore, di intenzioni, di opere. Commento a cura di don Gerardo Antonazzo |