Omelia (23-02-2007)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire chi è nudo?

Come vivere questa Parola?
Il popolo di Israele è tornato dall'esilio, ma l'entusiasmo dei primi giorni di libertà e di dimora nella propria terra si cambia in delusione. Sopravvengono nuove difficoltà di riadattamento e anche il cielo sembra chiuso. Dio e più lontano. Incominciano ad affiorare pratiche superstiziose, riti puramente esteriori. Allora il profeta corregge la rotta del popolo chiarendo quali sono i gusti di Yhwh. Colui che ha liberato la Sua gente dalla schiavitù, che ha condotto il suo popolo nel deserto è Signore della vita e vuole un digiuno che sia espressione di giustizia e solidarietà.
Il Padre di tutti, che "fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi" non accetta sacrifici falsi, che nascondono gravi ingiustizie sociali.
Il digiuno che piace a Dio, i cui gusti non sono cambiati neppure nel secondo millennio, è quello che serve a liberare i più poveri, che spinge a condividere le proprie ricchezze con chi non ne ha, a prestare attenzione ai migranti, sradicati dalle loro terre e dalle loro culture, che sa essere casa per i senza dimora e divenire protezione per i rifugiati. Queste opere di misericordia sono l'anima del digiuno, che ci rende sobri per regalare ad altri un po' di benessere, la soluzione di alcuni problemi. Non tutti possiamo operare direttamente in strutture di aiuto, ma lo stile della nostra vita e la sensibilità nei confronti delle sofferenze altrui ci insegnano i modi per dare il nostro piccolo contributo.

Nella pausa di silenzio che mi regalerò in questa giornata, mi rivolgerò al Signore così:

Fa' che io ti conosca intimamente, o Dio, e rivelami i tuoi gusti di giustizia e di solidarietà. Ti chiedo, in questa Quaresima, di insegnarmi a digiunare da quello che ti dispiace e che mi distrae da te. Rendimi affamato della tua Parola.

La voce di un maestro di spiritualità ortodossa
L'ascesi (oggi) sarebbe piuttosto il riposo imposto, la disciplina della calma e del silenzio nella quale l'uomo ritrova la facoltà di concentrarsi nella preghiera e nella contemplazione, anche in mezzo a tutto il frastuono del mondo; ma soprattutto la facoltà di percepire la presenza degli altri.
P. Evdokimov