Omelia (02-02-2003)
padre Ermes Ronchi
Dono che salda le fratture tra l'uomo e Dio

Portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore. Le braccia di Simeone sollevano verso l'alto il figlio di Dio e il primogenito del mondo. Offrono l'agnello offerto da Dio. E il dono salda le antiche fratture tra uomo e Dio. Che dice: Ricevimi, donami, donandomi mi riceverai di nuovo (Rig Veda).
Simeone sapeva che non sarebbe morto senza prima aver visto il Messia. Queste parole sono scritte anche per me, conservate nella Bibbia dallo Spirito perché io le portassi in cuore. Io non morirà prima di aver visto il Signore. Lo Spirito che ha acceso questo desiderio, seminerà occhi nuovi che sappiano vedere la luce che sorge, la vita consolata. E la luce potrà giungere anche alla fine, come per un Simeone che non ha più futuro, quando sembra che il tempo sia già scaduto, consumato senza portare a nulla.
Io non morirò senza aver visto l'offensiva di Dio, salvezza che germina, angeli senza ali che annunciano la meraviglia di Dio. Io lo vedrò, se sarò come Maria e Giuseppe che osservano la legge del Signore, e sono aperti alla profezia; si comportano secondo le regole e accolgono l'imprevisto, rassicurati dal rito e stupiti dal profeta.
Dio si manifesta sempre in questi due modi, sempre alternando luce e ombra, annunci e dubbi, miracolo e quotidiano, profezia di gioia e di spada. Il Vangelo mostra due anziani che sanno aspettare. Orientati a Dio come girasoli alla luce, essi vedono ciò che altri non vedono: è iniziata l'offensiva di Dio, coinvolgerà il mondo. Simeone dice: i miei occhi hanno visto la salvezza di tutti. Ma quale salvezza ha visto in realtà? C'è solo un bambino, Verbo che non parla ancora e non è pronunciato (T. Eliot). Luce preparata per tutti, ha visto.
Ma che luce emana questo piccolo figlio della terra, pur se ha occhi di cielo? Ha colto l'essenziale: la salvezza è una persona, luce incarnata di Dio, suo vangelo, suo regno, al tempo stesso luminoso e segreto. Nato perché io nasca.
Ecco la consolazione di Israele: Gesù è il conforto che Dio offre a Israele, fine della notte e dell'assenza; ma Gesù è anche la consolazione che Israele dona a Dio, perché finalmente lo accoglie e lo stringe in un abbraccio. In quel Bambino che passa amorosamente di braccio in braccio, Israele consola il suo Signore, conforta la sua lunga attesa, salva il senso di un Dio da sempre in cerca dell'uomo.
La salvezza per me è diventare Simeone, come lui prendere Gesù fra le mie braccia, tenerlo come cosa cara, vedere in lui ciò che altri non vedono, luce che si travasa di mano in mano. Allora anch'io potrò consolare il mio Signore e la mia porzione di mondo, anch'io non morirò senza aver prima goduto la luce del suo volto.