Omelia (06-08-2000)
Totustuus
Omelia per il 6 agosto 2000 - 18a dom. T. Ordinario Anno B

NESSO TRA LE LETTURE

Si può dire che i testi liturgici si concentrino sulla fede come principio ermeneutico dell'esistenza umana. La fede interpreta la vita degli israeliti che camminano esausti per il deserto ed assicura loro che non sono abbandonati, ma che Dio, col suo potere e il suo amore paterno, è con loro (prima lettura). La fede interpreta la vita degli uditori di Gesù, in modo tale che siano capaci di vedere nella moltiplicazione dei pani un segno della presenza efficace di Dio in mezzo a loro (vangelo). La fede interpreta il cristiano, facendogli scoprire che non è più uomo vecchio, ma uomo nuovo, e che deve far risplendere la novità di Cristo nella sua vita (seconda lettura).

Messaggio Dottrinale

LA FEDE COME MEMORIA. Il credente è un uomo della memoria. Deve ricordare, ricordare sempre. Ricordare la storia di fede cristiana, che non inizia nel nostro secolo, ma che risale a secoli assai lontani, alla storia di Abramo, prototipo di fede in Dio per tutte le generazioni. Ricordare tante meraviglie che Dio ha realizzato in tale storia secolare, come per esempio quella che ci narra la prima lettura, tratta dal libro dell'Esodo. Quegli israeliti che erano usciti dall'Egitto vittoriosi e contenti, camminano adesso per il deserto affaticati, scoraggiati, senza orizzonti di speranza; ma Dio, il Dio liberatore, non li lascia nel pericolo; adesso diventa piuttosto il Dio compagno e guida della loro marcia per il deserto, sostegno ed appoggio nelle loro necessità. Un padre, può forse abbandonare i suoi figli? Ricordare anche il grande dono che Dio ci ha fatto in suo Figlio Gesù Cristo, che è passato per questo mondo facendo il bene, come vero medico di corpi e di anime. Ricordare il pane moltiplicato per alimentare i corpi, e ricordare il pane della sua Parola e della sua Eucarestia per alimentare le anime. Ricordare ai primi cristiani che essi erano trasformati dalla loro immersione nelle acque del battesimo, e ricordare il nostro battesimo, per mezzo del quale siamo stati incorporati a Cristo e alla sua Chiesa. Questo semplice esercizio di memoria, quanto fa bene al credente, al cristiano!

LA FEDE COME ERMENEUTICA. Lo si voglia o no, il credente è interpretato dalla sua fede. Potremmo dire: "Dimmi in chi credi, in che cosa credi, e ti dirò chi sei, come vivi". Pertanto, la fede in Cristo interpreta la vita di ogni cristiano. Cioè, il suo modo di pensare, di agire, di lavorare, di vivere, di amare, di esercitare la sua professione è, deve essere, illuminato dalla fede in Gesù Cristo. Quando codesta fede in Cristo non è qualcosa di pochi individui, ma fa parte di un gruppo o di una maggioranza, allora sfocia in cultura cristiana: la fede impregna tutti i settori della vita comunitaria e sociale. In mezzo alle difficoltà e alle tentazioni sperimentate dagli israeliti, in mezzo alla sollecitazione puramente politica e socio-economica degli uditori di Gesù, la fede li aiutò ad interpretare gli avvenimenti e le opere di Dio con altri occhi, purificati proprio dal collirio della fede. Quella stessa fede interpretò in tal modo la vita dei primi cristiani, che li trasformò in uomini nuovi, "creati secondo Dio, nella giustizia e nella santità della verità". Nella misura in cui i credenti in Cristo andarono aumentando nel primo secolo e nei secoli seguenti, furono lievito nella massa umana, crearono cultura, e infine riuscirono a configurare la società in conformità con la fede in Gesù Cristo. Non è, questa, una grande sfida che dobbiamo affrontare al giorno d'oggi, noi cristiani, in un ambiente cosiddetto post-cristiano, ma socialmente e culturalmente ancora radicato nel cristianesimo? La missione storica dei credenti in Cristo, all'inizio del secolo XXI, è e sarà senza dubbio il far fiorire quelle radici, perché il buon profumo di Cristo si espanda di nuovo nella nostra società.

Suggerimenti Pastorali

PANE E FEDE, FEDE E PANE. Dio è il primo a non abbandonare l'uomo alle sue necessità più fondamentali di sussistenza. Per questo, soccorre il suo popolo con pane, carne ed acqua nella sua lunga marcia dall'Egitto alla Terra Promessa; Gesù, da parte sua, imitando Dio suo Padre, davanti ad una folla indebolita dalla fame, compirà lo stesso gesto divino moltiplicando i pani e i pesci. Ma il pane, benché necessario, è insufficiente; deve essere accompagnato dalla fede, in modo che Dio non sia un semplice benefattore, ma altresì il Dio trascendente e santo; in modo che la gente non veda in Gesù un candidato a re, ma il Messia di Israele e il Figlio di Dio. La dimensione sociale del cristianesimo è ovvia, ma nasce dalla fede in Gesù Cristo. E perderebbe la propria caratteristica, se, separandola dalla fede, facesse del cristianesimo un supermercato gratuito o un'agenzia di beneficenza sociale. Il pane senza la fede manca di sapore cristiano. La fede senza pane, semplicemente non ha sapore. Noi cristiani siamo invitati ad unire nel nostro operare il pane con la fede e la fede con il pane. La separazione, purtroppo, ha causato non pochi danni entro la stessa vita della Chiesa e nell'immagine che del cristianesimo si sono formata quelli che non sono cristiani. Se ognuno accoglie l'invito ad unire pane e fede, fede e pane, il cristianesimo e il mondo saranno migliori, ed apriranno una buona strada per il terzo millennio cristiano.

IL POTERE DELLA FEDE. Noi uomini siamo abituati a vedere il potere nel denaro, nelle armi, nelle influenze, nello stato, nell'autorità morale, per esempio di Madre Teresa di Calcutta, di Papa Giovanni Paolo II. Io vorrei sottolineare oggi, con la liturgia, il potere della fede. Perché è evidente che l'autorità morale di Madre Teresa o di Giovanni Paolo II non proviene principalmente dalle loro qualità, ma dalla loro fede, una fede così grande in Dio, da esser capace di rompere barriere e distruggere muri, una fede tanto ardente che non li trattiene nel loro donare se stessi né l'età, né la malattia, né le difficoltà che si potrebbero interporre nel loro lavoro per Dio. Si può pensare all'opera materiale e spirituale di Madre Teresa, al crollo del muro di Berlino, ai viaggi nei Luoghi Santi del cristianesimo in occasione del Grande Giubileo dell'Incarnazione, ma ci sono mille altri aspetti non tanto vistosi, tuttavia sommamente efficaci, che mostrano nelle loro vite il potere della fede. Riflettiamo semplicemente e con gratitudine sul potere della fede in noi stessi, nelle persone che sono al nostro fianco e con le quali conviviamo, in tantissimi cristiani sparsi per tutti gli angoli del nostro pianeta. Come brilla il potere della fede, per esempio, nei santuari mariani: Lourdes, Fatima, Guadalupe! Si domandi ciascuno che cosa può fare perché altre persone sperimentino nella propria carne il potere della fede. Il potere della fede è la leva che sostiene ed innalza il mondo.