Omelia (06-03-2007) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
In te canto inni, o Altissimo Isaia invita ad evitare il ritualismo, con uno sforzo di rispetto delle situazioni umane altrui (solidarietà e giustizia). Da questa premessa dipende l'autenticità della preghiera. Il profeta insiste nel consigliare a tutti di accettare la penitenza e la conversione, in stato di ascolto della Parola del Signore. Ognuno è destinatario della parola divina che ci giudicherà. In Quaresima, riflettiamo su ciò che abbiamo fatto con il Vangelo, nella nostra vita personale e in comunità ecclesiale. Il cammino verso Dio è segnato inevitabilmente da una esperienza di peccato, di fragilità e di debolezza. In questa condizione, siamo in grado di apprezzare la profondità della misericordia di Dio. S.Benedetto scrive: "Il settimo gradino dell'umiltà si sale se non solo ci si definisce inferiore e più spregevole di tutti, ma anche se lo si crede nell'intimo del proprio cuore, dando prova di umiltà" (Regola, c.7). Nel Vangelo Matteo svela l'incoerenza e l'orgoglio ostentato, e mette in guardia contro l'ambizione. La ricerca di un prestigio personale è una forma di idolatria. In Quaresima, come in qualsiasi momento dell'anno liturgico, il nostro sguardo deve essere fissato sul Maestro divino, modello di accettazione umile della volontà del Padre. Questo tempo è propizio per comportarci con determinazione da cristiani adulti, che camminano verso il Padre, accompagnati dal Cristo maestro di umiltà e di servizio. "Mostraci, Signore, la via della salvezza": occorre pensare più a Cristo, e meno a noi stessi. Il collegamento vitale con Cristo ci crea "cristiani". |