Omelia (03-09-2000)
Totustuus
Omelia per il 3 settembre 2000 - 22a dom. T. Ordinario Anno B

NESSO TRA LE LETTURE

In che consiste la religione autentica? Qual è il vero culto? A queste domande rispondono le letture della domenica ventiduesima del tempo ordinario. La prima lettura risponde che la religione autentica consiste nel compiere fedelmente tutti i comandamenti del Decalogo. Gesù Cristo, nel vangelo, insegna che la Parola di Dio (Sacra Scrittura) è al di sopra delle tradizioni e delle leggi umane. Pertanto, la vera religione si trova nel cuore dell'uomo, che ascolta e mette in pratica la Parola di Dio. San Giacomo nella lettera ci dirà che la religione pura e ineccepibile davanti a Dio consiste nell'amore verso il prossimo, specialmente verso i più bisognosi.

Messaggio Dottrinale

ASCOLTARE E FARE LA PAROLA. La lingua ebraica non distingue tra parola e fatto. Per questo non si può separare l'ascoltare dal fare, né il fare dall'ascoltare. Il decalogo è chiamato "le dieci parole" che si debbono ascoltare e mettere in pratica. Queste dieci parole, che riassumono tutta la legislazione mosaica, le "ha pronunciate" Dio per il bene del suo popolo e, pertanto, possiedono delle caratteristiche propriamente divine. Mentre gli altri popoli si reggono tramite leggi e precetti sorti dalla sapienza e dalla volontà umane, il decalogo gode della sapienza dello stesso Dio. Quali sono alcune di queste caratteristiche divine? 1) Le dieci parole sono immutabili. Nulla può esserne sottratto e nulla può essere aggiunto. Sono parole di Dio "pronunciate" perché l'uomo viva; e l'uomo vive quando ha dei punti di riferimento fissi, non sottomessi ai cambiamenti storici. 2) Nelle dieci parole si compendia la sapienza di cui Dio ha dotato Israele agli occhi degli altri popoli. Una sapienza niente affatto teorica, ma che avvolge la vita e la penetra in tutte le sue espressioni. Codeste dieci parole continuano ad essere fino ai nostri giorni l'anima del popolo di Israele e l'anima delle comunità cristiane. L'autentica religione e il vero culto consistono nell'ascoltare e fare la Parola.

COMANDAMENTO DI DIO VERSUS TRADIZIONI UMANE. In polemica con i farisei e gli scribi, Gesù getta loro in faccia qualcosa di estremamente grave: "Lasciando il precetto di Dio, voi vi afferrate alla tradizione degli uomini". Non che Gesù rifiuti le tradizioni di Israele. Non si tratta di rifiutarle, ma di metterle nel luogo che loro spetta nel disegno di Dio e nella cornice di una religione autentica. Le tradizioni sono buone quando non allontanano dal Decalogo né vi si oppongono, ma nascono come rami nuovi dal medesimo albero del Decalogo. Se invece nascono da situazioni meramente circostanziali o da una volontà umana rigorosa e ristretta, si dovrà affermare che tali tradizioni sono caduche e periture. Il grande errore dei farisei e degli scribi è voler conservare ad ogni costo un gran cumulo di tradizioni degli antenati, non solo avvelenando la coscienza del popolo giudeo, ma perfino contraddicendo con quelle tradizioni i principi immutabili e sapientissimi del Decalogo. La vera religione è quella che mette la Parola di Dio al di sopra dei costumi e degli usi degli uomini.

LA PAROLA DELLA VERITÀ. La Parola della verità è la rivelazione di Dio contenuta nella Scrittura e che il Signore ha seminato nel cuore di ciascuno dei credenti. Il cristiano deve essere docile a questa Parola, in modo che non soltanto la ascolti, ma la metta in pratica. Qual è la parola di verità? Fondamentalmente l'amore verso Dio e l'amore verso il prossimo, cuore della vera religione cristiana. Chi compie questa Parola di verità otterrà da Dio la salvezza. L'uomo deve essere molto sincero con se stesso per non restare solamente uditore, ma diventare praticante di codesta Parola. Si deve giungere a fare la Parola della verità. In ciò consiste la vera religione agli occhi di Dio.

Suggerimenti Pastorali

UNA RELIGIONE DEL CUORE. Uomo religioso è colui che si sente intimamente legato tramite una relazione dialogale con la divinità. Se il dialogo e la relazione umana non possono essere puramente razionali né puramente sentimentali, molto meno lo può essere il dialogo con Dio. Per questo, io difendo una religione del cuore, essendo quest'ultimo il centro interiore della persona. Il cuore, pertanto, visto non soltanto come fonte dell'affettività, ma altresì come sede della ragione, dei sentimenti, della volontà, della coscienza, della decisione. Nella religione del cuore è ogni uomo che entra in comunicazione con Dio: chi parla e chi ascolta, chi è interpellato e chi risponde, chi esprime le sue esperienze intime e chi si sente accolto e compreso. Forse ancora possono rimanere in alcuni cristiani delle orme di giansenismo, ed è necessario farla finita con esse. Il cristianesimo del futuro sta chiedendo una religione del cuore, che giunga ad essere il cuore della religione. Nella tua esperienza personale, la religione cattolica, è una religione del cuore? È il culto cristiano un culto del cuore? Nella vita liturgica e sacramentale della tua parrocchia, si tiene conto di questa dimensione integrale della religione, che comprende tutta la persona? È molto, moltissimo, ciò che si può ancora fare perché la religione cattolica giunga ad essere, in ogni famiglia, in ogni parrocchia, in ogni Diocesi, in tutta la Chiesa, una religione del cuore.

AUTENTICITÀ VERSUS APPARENZA. L'autenticità dovrebbe essere la carta di identità di ogni uomo, particolarmente di ogni cristiano. Ma, che cosa significa autentico? La risposta dipende dalla concezione dell'uomo che si abbia. In una concezione cristiana, "autentico" non è colui che dà libero corso agli impulsi del proprio istinto, ma colui che è fedele a se stesso e all'immagine dell'uomo integrale che la ragione e la fede disegnano nella sua coscienza. "Autentico" è l'uomo che nel suo agire si lascia guidare dalle convinzioni, l'uomo la cui volontà è mossa sempre verso il suo fine come persona umana e come figlio di Dio. In definitiva, essere autentico si intende come un ideale di essere se stessi e non altri, non una maschera. In questo senso "autentico" è chi non vive di apparenze, né riduce alle apparenze il suo valore e la sua ricchezza umana. Nell'educazione dei bambini e degli adolescenti conviene avere molto presente questo, perché, a causa della televisione e di altri mezzi di informazione, è forte l'attrattiva delle luci della ribalta, delle passerelle di moda; è grande la tentazione del successo facile e abbagliante, della fama effimera ma gratificante. In breve, è facile e tentatore il voler vivere di apparenze. Chiedi agli adolescenti, ragazzi e ragazze, che cosa vogliono essere da grandi e ti renderai conto, dalle risposte, della forza di seduzione delle apparenze. Che cosa faremo, come cristiani, per restituire autenticità alla società, all'educazione?