Omelia (17-03-2007)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti.

Come vivere questa Parola?
In questa espressione del profeta Osea è il cuore della fede e del culto. Un aderire a Dio con tutto il proprio essere in una relazione di amore che stimola a una conoscenza vitale sempre più profonda. Purtroppo, oggi come ieri, la tentazione è di sostituire il rapporto personale con l'offerta di vittime o di pratiche religiose più o meno superficiali. Lo stesso sacrificio eucaristico può essere svuotato del suo profondo significato e ridotto a rito, a dovere. Un modo per "tenersi buona" la divinità, o per "sentirsi a posto". Dietro questo atteggiamento un'idea riduttiva e distorta di Dio e la ricerca di una gratificazione personale. E Dio torna a ripeterci: "Voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più che gli olocausti". Sì, ciò che forse è maggiormente carente è proprio una conoscenza esperienziale di Dio. Si posseggono tante nozioni su di Lui, che però non attingono a un vissuto. Dio è ridotto a un "oggetto di studio", a un bagaglio di idee attinte dall'ambiente, dalla tradizione. Ma lo si è incontrato? È qui il punto. Finché non lo si incontra "a tu per tu", finché non si assapora l'esperienza di essere da Lui amati, avremo un bel ripeterci che Egli è amore. Sarà una formuletta imparata a memoria, che non scalda il cuore e non muove la volontà e, soprattutto, non regge all'urto delle prove che la vita riserva a tutti. Ma come e dove incontrarlo? Come e dove si incontra ogni persona. Cercandolo là dove dimora, cioè dentro noi stessi, innanzitutto, poi nella trama del proprio vissuto, nella sua Parola, nell'Eucaristia. Rendendosi consapevolmente presenti a Lui che è sempre presente. In silenzio o in un semplice e familiare dialogo.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, metterò da parte tutto ciò che so o credo di sapere su Dio, per immergermi consapevolmente nella sua presenza che mi avvolge costantemente. Proverò a restare qualche istante in silenzio adorante o mi aiuterò con brevissime invocazioni, anche solo "Gesù" oppure "Abbà, Padre mio".

La voce di una innamorata della Trinità
Come vorrei dire a tutte le anime quali sorgenti di forza, di pace e anche di felicità troverebbero se acconsentissero a vivere in questa intimità. Esse però non sanno aspettare. Se Dio non si comunica loro sensibilmente, abbandonano la sua santa presenza e, quando egli arriva carico di doni, non trova nessuno. L'anima è al di fuori, nelle cose esteriori, non abita più nel proprio intimo!
Beata Elisabetta della Trinità