Omelia (18-03-2007) |
don Remigio Menegatti |
Il Signore è vicino a chi lo cerca (290) Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature La prima lettura (Gs 5, 9a. 10 -12) racconta la festa di pasqua celebrata al momento dell'arrivo nella terra promessa. Dio mantiene il suo impegno: il lungo cammino dell'esodo ha portato un popolo di schiavi ad entrare nella terra che Dio aveva giurato da dare ad Abramo e alla sua discendenza. Una terra ricca di frutti, come era stato annunciato, tanto che non c'è più bisogno della manna. Il popolo ringrazia il Signore per i doni della terra, riconoscendo che è lui, l'Altissimo, all'origine della loro vita e la provvidenza che li sostiene. Il vangelo (Lc 15, 1-3.11-32) racconta un altro esodo: il figlio che si allontana da casa e poi vi ritorna, maturando in questa avventura il suo legame con il padre. Il famoso brano del Padre misericordioso è parabola che racconta la bontà di Dio, che continua ad accompagnare i suoi figli; non più dall'Egitto alla terra d'Israele, ma dal peccato alla salvezza. La festa della Pasqua è anche festa del perdono e della scoperta del vero volto di Dio: un Padre buono. Salmo 33 Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino. Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato. Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce. Il salmo riesce ad esprimere bene i sentimenti tanto del popolo che attraversa il Giordano ed entra nella terra promessa, quanto del figlio che, tornato a casa, scopre il vero volto del padre. La lode continua, canto di festa che non cessa, desidera raccontare i benefici del Signore per condividere anche con gli umili il motivo profondo della festa. In questo modo la lode a Dio coinvolge altri, e li stimola ad unirsi nel rendere grazie al Signore, riconoscendo e annunciando anche altri prodigi da lui compiuti. Chi partecipa alla lode è invitato a rivolgersi con fiducia al Signore – "guardate a lui" – nella certezza che Dio non si smentisce nella bontà – "non saranno confusi i vostri volti" –. Anche chi si sente abbandonato e solo, piccolo e insignificante – "questo povero" che grida – può manifestare a Dio la sua invocazione nella certezza di non rimanere deluso perché "il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce". Un commento per ragazzi Per tanti ragazzi il viaggio è l'occasione di avventura, di solito per raggiungere mete felici, dove trascorrere i giorni lieti delle vacanze. C'è invece chi viaggia per lavoro, con orari e interessi davvero meno entusiasmanti, e non vede l'ora di arrivare perché il viaggio è solo un tempo sottratto al riposo o al lavoro stesso. C'è gente che del viaggio ne ha fatto una professione, per conoscere posti nuovi e interessanti organizzando vacanze da sogno dove portare altri a divertirsi e riposare. Alcuni pensano che cambiando continuamente posto si superano i problemi della vita. Ci sono film e romanzi ambientati all'interno di un viaggio. Per molte persone infatti il viaggiare è uno dei simboli della vita; c'è una partenza e una meta, un senso attorno a cui far ruotare tutte le esperienze: gli incontri, le scoperte, le maturazioni. Ci sono comunità che per aiutare persone a ritrovare se stesse e uscire da "strade" sbagliate – come il tunnel della droga – attuano viaggi allo scopo di ritrovarsi, le motivazioni, e la forza di tornare a vivere bene con se stessi, anche indipendentemente dal luogo dove ci si trova. All'origine del popolo Ebreo c'è un "viaggio": sia quello di Abramo verso una terra sconosciuta ma sognata e desiderata, perché oggetto della promessa, sia quello del popolo che esce dall'Egitto e va verso quella stessa terra, finalmente posseduta. All'inizio e alla conclusione del viaggio di questi ex schiavi c'è una festa: la pasqua. In partenza con l'uccisione dell'agnello, all'arrivo anche con l'offerta dei prodotti della terra. Anche il giovane protagonista della parabola si mette in viaggio: una prima volta per allontanarsi dal padre e cercare lontano la felicità che non trova in casa. Una seconda volta per tornare proprio al genitore da cui aveva preso le distanze – l'eredità pretesa subito era un segnale ben chiaro del suo poco amore – e a quella casa che all'inizio sembrava una prigione, mentre alla fine invece si veste a festa. Una festa perché lui è finalmente "felice come una pasqua", perché si è liberato dalla schiavitù, non degli Egiziani, ma dalle sue paure e chiusure. Voleva essere libero e si è reso schiavo, imprigionato con le sue stesse mani, così generose nell'usare per sé e per altri i soldi frutto del sudore di altri. Dalla situazione limite – affamato e custode dei maiali – si è rialzato, trovando la forza di tornare, sicuro che il padre l'avrebbe accolto, almeno come servo. Il viaggio che segna la sua maturazione e liberazione dal male si conclude solo quando vede il padre corrergli incontro, abbracciarlo, baciarlo, fermare la sua confessione, ordinare la festa e consegnare i segni della sua libertà e dignità: il vestito più bello, i sandali, l'anello con lo stemma della sua famiglia. Una quaresima come un viaggio: dal peccato alla salvezza, dalla chiusura alla gioia di donarsi, dall'egoismo all'amore vero. Un viaggio che percorriamo con una cartina che insegna i sentieri: la Parola di Dio. In cammino ci servono delle energie supplementari, che ci vengono fornite dal Pane eucaristico. Non siamo soli in questo percorso di salvezza: la comunità condivide la fatica e la gioia del cammino. Ci sono dei suggerimenti che chiediamo a chi è esperto della vita: la preghiera ci lega a colui che costituisce la meta della nostra vita: il Padre che ci accoglie e fa festa e Cristo, il Figlio che rivela un volto inatteso di Dio. Un Padre che continua a correre incontro a noi, ad abbracciarci e a darci il bacio del perdono, a rivestirci della veste nuziale – quella del battesimo – e mettere al dito l'anello con cui esprimiamo il diritto di essere figli e le scarpe perché non più, e mai più, schiavi. Un suggerimento per la preghiera O Dio, tu sei anche per noi un "Padre buono e grande nel perdono" perché continui a operare la salvezza di cui parla la Parola del tuo Figlio. Ti chiediamo: "accogli nell'abbraccio del tuo amore, tutti i figli che tornano a te con animo pentito; ricoprili delle splendide vesti di salvezza, perché possano gustare la tua gioia nella cena pasquale dell'Agnello." È Gesù, il Figlio che hai dato a noi come fratello che ci invita ogni domenica alla festa che anticipa e prepara il grande banchetto nella tua casa. |