Omelia (24-09-2000) |
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Omelia per il 24 settembre 2000 - 25a dom. T. Ordinario Anno B NESSO TRA LE LETTURE Gesù Cristo con la sua persona, con il suo insegnamento e con la sua vita ha portato un cambiamento al mondo dell'uomo. Su questo cambiamento si incentrano in qualche maniera i testi liturgici dell'attuale domenica. All'empio che non comprende né accetta la vita del giusto si chiede implicitamente di cambiare atteggiamento (prima lettura). I discepoli di Gesù hanno bisogno di cambiare mentalità di fronte ai sorprendenti insegnamenti del loro Maestro (vangelo). San Giacomo propone ai cristiani un programma spirituale che implica un cambiamento dello stile di vita che conducevano prima (seconda lettura). Messaggio Dottrinale CAMBIARE ATTEGGIAMENTO. Qual è l'atteggiamento dell'empio nei confronti del giusto? Del pagano o del giudeo rinnegato che viveva in Alessandria d'Egitto, verso il giudeo fedele alla legge che regola tutta la sua vita? Secondo il libro della Sapienza, l'empio pensa che il giusto sia un fastidio per lui, perché è la coscienza critica del suo operare; invece di ammirarlo ed imitarlo, come dovrebbe, preferisce metterlo alla prova; perfino alla prova della morte, scavalcando le leggi umane e divine, per vedere se il Dio in cui confida lo protegge e lo salva. Nei versetti 21 e 22 dello stesso capitolo si aggiunge: "Così pensano, ma si sbagliano... Non conoscono i segreti di Dio". Si sbagliano. Il loro atteggiamento non corrisponde a ciò che Dio vuole. Si deve, pertanto, cambiare. Il giusto, il fedele, il santo deve essere ammirato e proposto come modello degno di imitazione. È vero che l'uomo fedele è un richiamo alla coscienza, ma questo deve esser causa di gioia e di gratitudine. Perché non ricorrere a Dio con la fiducia del giusto, invece di mettere quest'ultimo alla prova perfino con la morte? CAMBIARE MENTALITÀ. Ai discepoli di Gesù non entra in testa che il loro Maestro debba passare per il tunnel della sofferenza, che per essere il primo si debba essere il servo di tutti, che nelle nuove categorie del Regno di Cristo il bambino occupi un luogo primordiale. Non è facile per essi lasciare la concezione in cui erano stati educati fin dall'infanzia. Ma se vogliono essere discepoli di Cristo, debbono cambiare. Debbono accettare che la sofferenza è via di redenzione per Gesù Cristo e continua ad esserlo per i cristiani. Si devono convincere vitalmente che il servire non è un favore che si fa qualche volta, ma lo stile vitale dell'essere cristiano e del vivere come cristiano. Dovranno dimenticare che il bambino è qualcosa che non conta nella riunione dei grandi, per giungere alla certezza che accogliere chi non conta, l'emarginato, il debole, il bisognoso, è accogliere Cristo, e, mediante Cristo, lo stesso Padre celeste. Il comportamento e la compagnia di Gesù, da una parte, e l'azione dello Spirito, dall'altra, realizzeranno il miracolo. CAMBIARE VITA. Se cambiare il modo di pensare è difficile, molto di più lo è il cambiamento di vita. Il Battesimo e l'Eucarestia ristrutturano l'uomo dall'interno, gli infondono un nuovo modo di essere e un principio nuovo di agire. In esso sta la base del cambiamento di vita, ma questo cambiamento richiede grazia di Dio, lavoro umano, tempo perché le nuove strutture siano vitalmente assimilate, e configurino, giorno dopo giorno, azione dopo azione, il comportamento umano. Soltanto quando si sia raggiunta la nuova configurazione esistenziale, "la sapienza che viene dall'alto, che è pura, pacifica, indulgente, docile, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia", guiderà l'operare umano e ciascuno dei suoi atti. Senza questa configurazione che richiede grazia, sforzo e tempo, le vecchie strutture continueranno ad essere in vigore e con esse l'agire condotti dalle contese, dalle avidità, dai desideri di piaceri, dalle invidie. Cambiare la vita è il grande compito del cristiano, portato a compimento con costanza ed entusiasmo. Suggerimenti Pastorali CAMBIARE A PARTIRE DA DIO. La cultura in cui viviamo e la mentalità dei nostri contemporanei è fatta per il cambiamento. Si cambia più facilmente lavoro, computer, macchina, casa, paese... Si cambiano anche i modi di pensare e di vivere, i valori di comportamento e perfino la stessa religione. Il cambiamento è all'ordine del giorno, e, chi non cambia, presto passa a far parte dei retrogradi. Il cambiamento, al contrario, è proprio dei progressisti, che sembra lo portino nel proprio DNA. Ma, certo, non ogni cambiamento è buono per l'uomo. Né ogni cambiamento indica progresso. Ci sono cambiamenti che sono una disgrazia: lo dicano tanti emigranti, obbligati per necessità a lasciare la loro patria; lo confermino tante giovinette, costrette a vendere il proprio corpo al supermercato della prostituzione; lo gridino tanti bambini, obbligati a lavorare in condizioni inumane o rapiti per commerciare con i loro organi. Questi cambiamenti gridano verso il cielo! Il cambiamento al quale la liturgia ci invita è il cambiamento a partire da Dio. Cioè, quel cambiamento che Dio vuole e spera dall'uomo perché sia più uomo, perché viva meglio e più pienamente la sua dignità umana. Il cambiamento che Dio vuole è quello dall'ingiustizia alla giustizia, dall'abuso al servizio degli altri, dall'infedeltà alla fedeltà, dall'odio all'amore, dalla vendetta al perdono, dalla cultura della morte alla cultura della vita, dal peccato alla grazia e alla santità. IL TUO PROGRAMMA DI VITA. Con maggiore o minore chiarezza, ogni uomo si traccia un proprio progetto di vita. Che cosa vuole essere, che cosa vuole fare, a quali valori non può rinunciare, di quali mezzi servirsi. Penso che ogni cristiano dovrebbe avere un piccolo progetto o programma di vita nella sua condizione precisamente di cristiano. Che cosa farò per Cristo e per i miei fratelli. Quali valori proporrò ai miei figli. Per quali valori lotterò nella mia vita personale, familiare, sociale. Quanto tempo dedicherò alla mia missione di apostolo di Gesù Cristo nella mia comunità parrocchiale, Diocesana, dentro il movimento a cui appartengo. Quale iniziativa, piccola o grande, proporrò per incoraggiare il senso di Dio, per promuovere le vocazioni al sacerdozio o alla vita consacrata, per visitare ed aver cura degli infermi o di coloro che vivono soli nel mio quartiere, nella mia parrocchia. Non è necessario che sia un programma grande, completo. Fa' un piccolo programma per un anno. Un programma che ti aiuti a crescere nella tua vita spirituale: dedicare, per esempio, ogni giorno un certo tempo alla preghiera, o confessarti con più frequenza e regolarità, o lottare con più decisione ed energia contro il vizio dell'alcool o della droga leggera. Un programma che ti mantenga attivo nella tua missione ecclesiale: dare catechesi, far parte del coro parrocchiale, prestare più attenzione all'educazione spirituale e morale dei tuoi figli. Alla fine del giorno, o almeno della settimana, rifletti un po' su come lo hai portato a compimento. Quanto bene può fare un piccolo programma! |