Omelia (18-03-2007) |
don Maurizio Prandi |
Un padre "misura" sui volti Ripercorriamo il cammino Quaresimale che il Signore ci ha fatto fare fino ad oggi: la Quaresima come tempo dell'intimità. Credo che a quella Gesù voglia portarci, guidarci, e ciò che la liturgia ci ha detto in queste settimane lo sento significativo in ordine ad una intimità che deve crescere, che deve diventare desiderio, che deve diventare preghiera. Le prime due domeniche l'intimità chiedeva di fare due fatiche fondamentali: la fatica di andare nel deserto e di abitare il deserto nella domenica delle Tentazioni e la fatica di salire sul monte nella domenica della Trasfigurazione. Domenica scorsa ci è stato detto, nell'esperienza di Mose', che l'intimità con Dio è possibile nell'ascolto del quotidiano, del nostro reale, anche quello più semplicemente vissuto: pascolare il gregge. Oggi, nella vicenda di questo padre e dei suoi due figli ci viene detto che l'intimità nasce dal perdono e dalla misericordia, nel caso del figlio che ritorna... ma ci viene anche raccontato di una intimità mancata nel caso del figlio che rimane in casa col padre senza poi conoscerlo fino in fondo. Tracce di misericordia nelle letture di questa domenica: la prima lettura ci racconta di come il popolo d'Israele può finalmente, grazie all'aiuto di Dio, celebrare la Pasqua nella Terra Promessa. Gli israeliti si accamparono a Galgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nella steppa di Gerico. La seconda lettura ci ricorda che è Dio che nella sua bontà muove per primo i passi della nostra salvezza. Tutto questo però viene da Dio che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo. Ma tracce di misericordia anche nel brano di vangelo, che ci presenta, nel padre dei due figli, un Dio misericordioso, che non cessa mai di amarci, ci aspetta sempre per poi correrci incontro e non ha altro desiderio che quello di accoglierci e di fare festa. Un padre Un padre che ama in libertà, che abbraccia, che non chiede nulla; un padre il cui comportamento è determinato dalla forza di un amore incontenibile, non da una riflessione pacata e ragionevole; un padre 'strano' che invita a riflettere sulla 'particolarità' di un Dio che ama tanto l'uomo da dare il suo Figlio. Due figli Un figlio che se ne va alla ricerca di una vita diversa perché non ha capito, né interiorizzato né sentito in profondità l'Amore di cui è amato. Questo figlio si allontana dal padre il più possibile perché lo sente come un impedimento alla sua piena realizzazione. Di più: con i bambini del catechismo, preparando l'ascolto domenicale, abbiamo detto che chiedere l'eredità a qualcuno vuol dire considerare già morta la persona alla quale la chiedi. E' come se il figlio dicesse al padre: per me tu sei morto... non mi interessa più niente di te, voglio solo i tuoi soldi. L'autonomia sognata si rivela presto un fallimento. La sua fortuna sta nella sua capacità di riflessione: rientrò in se stesso. Questo guardarsi dentro lo porta a decidere di ritornare, anche se la molla di partenza pare essere per lui non la nostalgia del padre, della sua famiglia, ma della casa, del cibo buono e abbondante. Un secondo figlio che rimane e, pur restando, è lontano e non accetta di entrare in una relazione di autenticità con il Padre. Per questo non lo capisce e non accoglie il suo comportamento. Al ritorno del figlio che si era allontanato il Padre fa festa e lo riveste facendogli in questo modo dono di una vita nuova, la vita non dello schiavo ma del figlio. E questo figlio in questo incontro ritrova se stesso, riprende in mano la sua vita e riacquista quella dignità che aveva drammaticamente perduto. L'incontro avviene quando il figlio è ancora lontano sottolinea l'evangelista... il padre si accorge delle motivazioni del figlio, è ancora lontano, è ancora distante dai suoi cari. Non gli importa però questo, e decide di incontrarlo fuori, nella sua lontananza. Che insegnamento per me e forse per noi tutti, che per i nostri ritorni pretendiamo mille garanzie di cambiamento da parte dell'altra persona. Lo stesso vale quando sono gli altri a tornare da noi... certamente non gli andiamo incontro nel paese della loro lontananza ma devono già essere belli pronti, puliti, cambiati. L'abbraccio del Padre cambia radicalmente la sua vita: da uomo smarrito dentro, diventa uomo-figlio avvolto da un amore senza confini. Il figlio 'in gamba' non capisce questo strano Padre che perdona e non accetta di partecipare alla festa. Pertanto non si lascia rivestire della vita nuova che il Padre offre anche a lui. Mi piace che il padre, anche nei confronti dell'altro figlio, abbia lo stesso movimento: uscì a pregarlo... esce ancora quel padre, ad incontrare l'altro figlio nella sua rabbia, nella sua rigidità, nella sua gelosia, nella sua incomprensione, nella sua lontananza, nel suo rinchiudere l'amore nella gabbia dei calcoli, nel suo intendere la paternità come un qualcosa di misurato sulle prestazioni. Signore Padre buono, ti ringraziamo per il tuo abbraccio che ci fa sentire amati e non più soli. Aiutaci perché, rivestiti del tuo amore, possiamo aiutare i fratelli in difficoltà a ritrovare la dignità perduta. Aiutaci ad essere come Te, che non misuri sulle prestazioni, ma misuri sui legami, sui volti dei tuoi figli. |