Omelia (08-10-2000)
Totustuus
Omelia per l'8 ottobre 2000 - 27a dom. T. Ordinario Anno B

NESSO TRA LE LETTURE

Il tema del matrimonio domina la liturgia di questa domenica. Da una parte, la legge di Mosè, che permette di ripudiare la sposa "per qualcosa di male" (secondo come lo si interpreti, potrebbe essere l'infedeltà coniugale, o perfino un pasto mal preparato); dall'altra, Gesù, che torna alla legge originaria posta nella natura, secondo la quale "l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e saranno due in una sola carne" (prima lettura, vangelo). Nella seconda lettura, Gesù sposo della Chiesa, si dà ad essa fino alla morte, per purificarla e santificarla con il suo sangue. In questo modo viene ad essere il vero prototipo dell'amore sponsale.

Messaggio Dottrinale

LA VITTORIA SULLA SOLITUDINE. È molto emozionante vedere come Dio, secondo il libro della Genesi, si interessa della solitudine dell'uomo. Comprendiamo che Dio non ha creato l'uomo per vivere in solitudine, ma in relazione, in compagnia. La compagnia degli animali domestici è buona, non viene criticata, ma è insufficiente. Adamo dà a ciascuno il suo nome; con ciò si vuol significare che esercita dominio e signoria sopra di loro. Ma non basta. È una relazione di dominio, è una relazione dispari, che non dà pienezza di realizzazione e di gioia all'essere umano. L'unica relazione piena, soddisfacente, rallegrante, è la relazione con chi è uguale a lui, "carne della sua carne". È la relazione propria degli esseri umani. Il grado sommo di questa relazione è la relazione matrimoniale dell'uomo e della donna, per mezzo della quale "i due diventano una sola carne". Il matrimonio non è, dunque, l'unica forma di relazione, né l'unico modo di vincere la solitudine. La relazione di amicizia, dell'essere compagni, confratelli di religione, ecc. vince anche la solitudine dell'uomo. Tuttavia, il matrimonio e la famiglia sono istituzioni naturali in cui la vittoria sulla solitudine può raggiungere la massima altezza.

LA VITTORIA SULLA DIVISIONE. Essere solo è triste, penoso. Essere interiormente diviso, lo è ancora di più. Divisione dell'intelligenza e della volontà: mi sposo o non mi sposo? Divisione del cuore: tra tutti i ragazzi e le ragazze che conosco, chi mi può aiutare di più a vincere la solitudine e farmi felice? Ed io, chi posso aiutare meglio ad amare e ad essere felice? Divisione delle esperienze vive: tante esperienze con questo, quello o quell'altro partner, che lasciano l'anima vuota, il cuore mezzo rotto, l'amarezza della frustrazione, la scontentezza di se stessi, la coscienza non tranquilla e perfino gravemente ferita! Il matrimonio, vissuto in tutto il suo splendore e bellezza, unifica. Unifica le forze dell'intelligenza, che si orientano verso la vita matrimoniale e familiare. Unifica le forze della volontà, che accetta l'amore della persona amata e tende a farle del bene. Unifica il cuore, incentrandolo nello sposo o nella sposa e nei figli. Unifica le esperienze della vita, che sono vissute tutte in riferimento all'esperienza fondamentale, che è l'esperienza coniugale e familiare. È vero che, già nel matrimonio, ci si può scontrare con forze centrifughe che tentano di nuovo di dividere, di incrinare l'unità. È vero che possono esistere situazioni estremamente dure e difficili. Nell'amore profondo ed autentico che è riuscito, al momento di sposarsi, a superare la "divisione", esistono risorse ed energie per promuovere e difendere l'unità di fronte alle forze ostili. È l'amore di cui Gesù Cristo Nostro Signore è il migliore modello. In Cristo tutto il suo essere è unito dall'amore all'umanità, amore che non gli risparmia nessun sacrificio. Nessuno ama più di colui che dà la vita per l'amato. Per mezzo del sacramento del matrimonio i cristiani partecipano dell'amore con cui Cristo Sposo amò la Chiesa Sposa. Quell'amore redentore di Cristo, efficacemente presente nei coniugi cristiani, li farà superare qualsiasi tentazione di divisione, e promuovere l'unità come il maggior bene dei coniugi, della famiglia e della società.

Suggerimenti Pastorali

MATRIMONIO: PAROLA UNIVOCA. È un principio di sapienza umana e cristiana il dare a ciascuno il proprio nome. Oltretutto, è un elemento di chiarezza e di trasparenza. Non si tratta di giudicare nessuno; al contrario, come cristiani dobbiamo essere umanamente comprensivi, anche se dobbiamo accettare che in questo, come in molte altre cose, si possano avere pregiudizi e posizioni offensive. Ciò di cui realmente si tratta è parlare con proprietà. Se cominciamo a parlare di "matrimonio di fatto", di "unione libera", di "matrimonio gay", del "diritto a essere diversi", e a riconoscere tutto ciò giuridicamente, la confusione, invece di diminuire, senza dubbio aumenterà. Il matrimonio è un'unione stabile e libera tra un uomo e una donna, giuridicamente riconosciuta dallo stato (matrimonio civile) e/o dalla Chiesa (matrimonio ecclesiastico). Ciò che non corrisponda a questa definizione, non è matrimonio; per questo converrà cercare e dargli un altro nome, facendolo sempre con rispetto e chiarezza. Evidentemente, il rispetto nei confronti di quelli che sono differenti è un obbligo di tutti, ma questo rispetto non significa in alcun modo connivenza e molto meno equiparazione di stato. La realtà del matrimonio è qualcosa di molto serio e sacro, perché si possa giocare con essa. Forse, per non tenere conto di ciò, succede ciò che sta succedendo con questa istituzione, sempre meno simile al suo significato univoco. Uno, ignorante, si chiede spontaneamente che cosa è ciò che sta accadendo nei parlamenti perché si prendano decisioni a volte estremamente gravi, che riguardano la natura delle cose, e lo stesso futuro della famiglia e della società. Ci rendiamo conto che a poco a poco ci possono fare il lavaggio del cervello? Che l'imperialismo politico (parlamento) e culturale (mass-media) ci si è installato in casa, quasi senza volere?

CATECHESI AL QUADRATO. La coscienza cristiana e la fedeltà alla nostra vocazione missionaria ci impegnano a una catechesi al quadrato, che spiana tutto, e ad una intensa azione evangelizzatrice sul matrimonio che giungano a tutti, cristiani o non cristiani, e che utilizzino tutta la gamma di risorse per realizzarla. Si deve "formare la mente" dei bambini sulla natura del matrimonio e sul suo senso cristiano. E a maggior ragione gli adolescenti, i giovani e gli adulti. Si dovrà porre mano alla lezione di religione a scuola, alla catechesi in parrocchia, all'omelia domenicale, al dialogo in famiglia e in altri ambienti, ai giornali e alle riviste, alla radio, televisione e internet. Dobbiamo duplicare la catechesi e l'opera di evangelizzazione, per superare in azione di massa e in efficacia coloro che fanno proposte equivoche sul matrimonio, che tanto turbano e sconcertano la gente semplice. Si suole dire che la migliore arma difensiva è l'attacco. E l'attacco, in questo campo del matrimonio, è la verità della nostra fede. Diciamo la verità senza paura, sicuri della vittoria.

(Le omelie sono state preparate da P. Antonio Izquierdo, Legionario di Cristo, Professore di Sacra Scrittura presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, collaboratore della rivista Sacerdos - http://www.sacerdos.org/)