Omelia (22-10-2000) |
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Omelia per il 22 ottobre 2000 - 29a dom. T. Ordinario Anno B NESSO TRA LE LETTURE L'espressione "servire per redimere" sintetizza il contenuto sostanziale della liturgia di oggi. "Chi vuol essere grande tra voi, si farà vostro servitore. E chi vuole essere il primo tra di voi, sarà il servo di tutti", ci dice Gesù nel vangelo. Gesù precede tutti noi nel servizio, realizzando in sé la figura del servo di Javeh, disprezzato, emarginato, uomo dolente ed infermo, che dà se stesso in espiazione (prima lettura), e la figura del Sommo Sacerdote, che può aver compassione delle nostre debolezze perché è stato tentato in tutto come noi, tranne che nel peccato (seconda lettura). MESSAGGIO DOTTRINALE Potere e servizio. Gesù nel vangelo sembra contrapporre due concezioni della società e delle relazioni tra gli uomini. Una di esse, verticale, incentrata sul potere, un potere che mette in risalto la differenza tra i potenti e coloro che potere non hanno, tra chi domina e chi è dominato, tra gli oppressori e gli oppressi. Questa concezione va contro le esigenze più perentorie della natura libera dell'uomo, può essere mantenuta soltanto con la forza delle armi, e porta in sé il virus mortale che la distruggerà. A questa concezione Gesù Cristo oppone la sua, quella che è venuto a portare al mondo con la sua presenza, quella che vuol lasciare come eredità ai suoi discepoli. La concezione di Gesù è orizzontale, mette in rilievo l'uguaglianza tra tutti e si incentra sul servizio. Un servizio generoso, fino al punto di essere battezzati con Cristo nel sangue del martirio e di bere insieme con lui il calice della passione. Nessuno è obbligato a servire, perché nessuno è obbligato ad amare, e il servizio espiatorio e redentore di Cristo e dei suoi discepoli sorge dalla fonte dell'amore autentico. La forza delle armi viene sostituita, in questa nuova società, dalla forza dell'amore vero, l'arma più efficace della storia e delle relazioni tra gli uomini e le nazioni, arma, tuttavia, non poche volte ignorata, disprezzata, abbandonata, distrutta. La società vittoriosa con le armi dell'amore non è contaminata, non ha nessun virus che la corroda. È una società sana, libera, amabile, solidale. Questa è la società per cui Dio si fece presente tra noi nella vita di Gesù di Nazaret; questa società è la ragione di essere della Chiesa e di tutti noi che vi apparteniamo. Non è utopia, è vangelo, buona novella di Dio. Saremo tanto meschini da permettere che si trasformi in utopia ciò che è l'essenza stessa del cristianesimo? Caratteri del servizio cristiano. A) Il servizio cristiano, come viene esposto nei testi liturgici di questa domenica, si caratterizza innanzitutto per essere espiatorio e redentore. È l'esperienza del servo di Javeh (prima lettura), colui che, per aver conosciuto nella sua vita la sofferenza e la prova, giustificherà molti e porterà su di sé le loro colpe. È l'esperienza storica di Gesù, che è venuto non ad esser servito, ma a servire e a dare la sua vita in redenzione e riscatto di molti (vangelo) e che, come sommo sacerdote della Nuova Alleanza, ha esperimentato il soffrire, essendo come è uno di noi, in tutto uguale a noi, meno che nel peccato (seconda lettura). B) Il servizio cristiano è anche partecipativo. Cristo servo desidera vivere ed esser presente in mezzo ad una comunità di servi. Per questo, tra i cristiani il primo deve essere il servo di tutti, cioè, deve essere il primo nel servizio. Questo non è qualcosa di opzionale, è legge costitutiva della comunità cristiana. C) Infine, il servizio è efficace e fecondo. Fu efficace e fecondo nella vita del servo di Javeh, che "per le fatiche della sua anima, vedrà luce, si sazierà". Fu fecondo ed efficace tra i primi cristiani, che si consideravano, come Paolo, servi di Cristo nel servizio ai fratelli, e che formarono comunità fondate sull'amore e sulla solidarietà. Fu efficace e fecondo in Gesù, che come sommo sacerdote penetrò nei cieli e che adesso è seduto nel trono di grazia per il bene nostro e a nostro beneficio. A codesto trono tutti gli uomini hanno accesso, e a partire da esso Gesù Cristo serve all'umanità il tesoro della sua grazia e della sua misericordia. SUGGERIMENTI PASTORALI Cristiano ossia servitore. È indubbio che nel cristianesimo attuale ci sia una maggiore coscienza della Chiesa come comunità di servizio, di ogni cristiano come servitore, anche se ci possono essere individui o gruppi nei quali questa coscienza sia diminuita o quasi non esista. Questa coscienza è una grande ricchezza della Chiesa del nostro tempo. Una coscienza che percorre l'intero corpo ecclesiale. Diamo grazie al Signore perché questa coscienza è già un frutto della sua grazia redentrice. La coscienza, lo sappiamo, è insufficiente. Dalla coscienza si deve passare all'esperienza di vita. E questo passaggio, grazie al Signore, lo hanno compiuto anche, e lo compiono ogni giorno, molti figli della Chiesa. La Chiesa è in prima linea a livello sociale nel servizio agli emarginati (tossicodipendenti, malati di AIDS, emigranti, bambini abbandonati...). La Chiesa è in prima linea nell'aiuto efficace, per quanto piccolo, ai paesi che soffrono calamità naturali, o il terribile flagello della guerra. È in prima linea nel servizio all'uomo, soprattutto all'uomo indifeso, difendendo con vigore e costanza i diritti fondamentali dell'essere umano, particolarmente il diritto più fondamentale, quello della vita. La Chiesa è in prima linea nella promozione e nella difesa dei valori umani e cristiani. In ogni parrocchia, in ogni Diocesi, quanti modi, a volte molto semplici, di servire l'uomo! Servire e soffrire. Anche se spiritualmente il servizio può essere una sorgente di gioia, la sofferenza, con le sue diverse facce, non è assente dal servizio stesso. Per servire si deve soffrire. Si deve soffrire la fatica, il duro sforzo del dare se stessi stando in prima fila, soffrendo perfino la malattia. Si deve soffrire molte volte l'umiliazione, e perfino il disprezzo e l'ingratitudine di quelli che servi. Si deve soffrire, in altre occasioni, il dramma dell'enorme distanza tra ciò che si fa al servizio dell'uomo, e le ingenti necessità di molti milioni di uomini nel mondo. Si deve soffrire forse l'incomprensione degli altri, i commenti irrisori e a volte mordaci, le interpretazioni sbagliate che alcune persone possono dare al tuo servizio. Non è facile servire soffrendo. Si può fare grazie alla forza della meditazione orante della Parola di Dio che vivifica lo spirito; grazie all'energia che ci viene dal pane eucaristico; grazie a una fede gigantesca, che fa scoprire nell'uomo, chiunque esso sia, lo stesso Cristo vivo e presente tra di noi nell'oggi della nostra vita. Fratello o sorella che soffri per servire, non avere paura! Nel servizio sofferto al prossimo troverai con tutta sicurezza Dio e troverai te stesso. |