Omelia (07-04-2007)
Suor Giuseppina Pisano o.p.


"Non è qui, è risuscitato"; è questo l'annuncio della resurrezione di Cristo, contenuto nel Vangelo di Luca, che la liturgia proclama, durante la lunga, suggestiva Veglia Pasquale.

Ho scelto il testo di Luca, per questa breve riflessione sul Mistero della Resurrezione, perché è l'Evangelista che, in questo anno liturgico, ci accompagna, domenica dopo domenica.

Dell'evento grande della resurrezione di Gesù, evento, che supera ogni umana aspettativa, il Salmista, in tempi lontani cantava:

"La destra del Signore si è alzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie.
Non morirò, resterò in vita
........................................
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d'angolo;
ecco l'opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi."
( dal salmo 117)

Di questa "meraviglia" sappiamo che nessuno fu testimone oculare; i Vangeli, non parlano di resurrezione, ma del Risorto, e, il racconto di Luca, ne dà conferma: "Il primo giorno dopo il sabato, recita il testo, di buon mattino, le donne si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore, Gesù...".

Le donne, come tanti altri, erano state spettatrici della morte del Maestro, come pure, della sua deposizione e sepoltura; nel loro cuore e nei loro occhi c'era, ancora, il dolore e lo sgomento, per quanto accaduto; ora, di fronte a quella pesante pietra rotolata e al sepolcro vuoto, la loro reazione è di stupore misto a paura: qualunque cosa può esser accaduta, dopo quei giorni di rabbia e di violenza.

Luca fa una descrizione attenta e precisa, di questa pietosa visita al sepolcro di Cristo; Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo, erano perplesse, incerte, tenevano il volto chino a terra, per scrutare meglio ogni angolo del sepolcro, perché la loro speranza era quella di poter onorare, secondo l'usanza, il corpo esanime di Gesù, con gli unguenti preziosi che avevano portato; ma il corpo del Signore non era lì.

Allo sgomento per quel sepolcro aperto, e vuoto, si aggiunse, poi, la paura, per l'improvviso apparire di due uomini, in vesti luminose, lì, accanto a loro; due figure vestite di luce, due angeli, ma le donne, lo capirono soltanto, quando essi le interpellarono con queste parole: «Perché cercate tra i morti colui che è Vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso, e risuscitasse il terzo giorno».

Era l'annuncio della resurrezione.
Ora, la perplessità e la paura, si trasformano nell'urgenza, di portare la notizia agli Undici, chiusi nel cenacolo, in preda alla delusione e all'angoscia, d'esser anch'essi arrestati e giustiziati; e la paura doveva esser grande, se, il racconto delle donne fu giudicato solo "un vaneggiamento".

"In quel medesimo giorno -continua il Vangelo di Luca - due dei discepoli, si trovavano in cammino verso un villaggio detto Emmaus...", anche questi due discepoli, ai quali si unisce, non riconosciuto, Gesù, sono sconvolti e sfiduciati, fermi all'apparente fallimento del Maestro, con la sua morte in croce:" Gesù Nazareno, profeta grande e potente, in parole ed opere, essi dicono, i nostri capi lo hanno consegnato per essere condannato, e lo hanno crocifisso. Noi speravamo fosse lui, quello che avrebbe liberato Israele. Ma, siamo già al terzo giorno da quando sono accaduti questi fatti...Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro...ma lui, non l' hanno trovato..."

Sgomento, paura, delusione, senso di fallimento, sono questi i sentimenti che emergono, dall'atteggiamento e dalle parole di tutti coloro, che erano stati vicini a Gesù, che lo avevano accompagnato nella sua predicazione, e che avevano ascoltato, assiduamente, le sue parole; l'idea di una resurrezione è, per loro, cosa remota.

Eppure, quante volte, Gesù aveva parlato di vita che supera la dolorosa, ma momentanea, esperienza della morte; ne aveva parlato predicendo la sua passione, e ne aveva parlato a Betania con Marta, angosciata per la morte del fratello Lazzaro:" Tuo fratello risorgerà- aveva detto, in quell'occasione, Gesù - Io sono la resurrezione e la vita.." ( Gv.11,23-25 )

E gli Undici, avevano ascoltato quel lungo discorso di congedo, durante l'ultima cena, che il Maestro aveva consumato con loro, avevano sentito le sue parole: "Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco, e il mondo non mi vedrà più, ma voi mi vedrete perché io vivo, e voi vivrete..." ( Gv.14,18-19); ma, anche questo non capire, e non ricordare, è un mistero.

È il mistero del nostro cuore, del cuore umano, che accoglie o accantona, anche le parole della persona più cara, anche quelle del Cristo, quando esse risultano troppo difficili o troppo amare; il nostro cuore, la nostra mente, si dimostrano selettivi: teniamo presente, soltanto ciò che è gradito, o che, sul momento, ci colpisce, anche dolorosamente.

Le donne, e gli Undici, non fanno eccezione, Pietro, Giacomo e Giovanni, in modo particolare, avevano scordato la luce del Tabor, la trasfigurazione del Maestro, e le parole, provenienti dalla nube misteriosa, che lo indicavano come Figlio di Dio.

Così, il racconto delle donne, che parlano di resurrezione, sembra solo un vaneggiamento, il frutto di una fantasia, accesa e distorta dall'emozione; negli Undici era viva soltanto la visione della morte e la paura per esser stati con Gesù. Tuttavia, " Pietro corse al sepolcro.", e, anche lui, constatò, che era vuoto, anche lui, col volto chino a terra, vide soltanto le bende, i segni di ciò che aveva custodito un morto, ma, colui che era morto, lì, non c'era più.

Ora, anche Pietro è colto da stupore, ora, la luce si fa strada, anche nella sua mente, e il racconto delle donne acquista una dimensione di verità.

È la luce della fede, la sola che ci fa incontrare Cristo risorto; una luce che, nel racconto di Luca, è simboleggiata da quei due uomini, i due angeli " in vesti sfolgoranti", una teofania, come affermano gli esegeti, uno splendore, che è segno dell'irruzione di Dio nella Storia.

Gli angeli, che rivelano la resurrezione di Cristo, indicano anche, il modo in cui incontrarlo:
«Ricordatevi, come vi parlò, quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno».

«Ricordate!»; anche Gesù durante l'ultima cena, alla consacrazione del pane e del vino, corpo e sangue offerti per la redenzione di tutti gli uomini, aveva detto: "Fate questo in memoria di me", una memoria, che non è evocazione del passato, ma presenza attuale, del Mistero, Presenza che anima e rende viva la fede.

"Ricordate!"; ogni parola di Dio deve metter radici nella nostra mente e nel nostro cuore, in una memoria viva e vigile.
Il mistero resta, in tutta la sua impenetrabilità e ineffabilità, ma, la Luce che lo attraversa, ci fa conoscere l'adempimento delle promesse di Dio.

Di quella tomba vuota, segno della resurrezione di Cristo, e dalla quale dobbiamo imparare, che la morte e il dolore, non hanno l'ultima parola nella storia dell'uomo, D. Bonhoeffer scrive, "si riconosce che la potenza della morte è infranta, e il miracolo della risurrezione e della vita nuova, splende, in mezzo al mondo di morte; lì non ci si aggrappa, convulsamente, alla vita, ma, neppure, la si getta via, spensieratamente; lì ci si contenta di una misura finita di tempo limitato, e non si attribuisce un valore eterno a realtà terrene; lì si lascia alla morte il limitato diritto, che ancora possiede, e si attende l'uomo nuovo, e il mondo nuovo, generato, dalla potenza che l' ha vinto: il
Cristo risorto porta la nuova umanità in sé, ed è l'ultimo glorioso sì di Dio all'uomo nuovo"
(da "Etica come conformazione")


sr Mariarita Pisano o.p.
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