Omelia (25-03-2007) |
don Mario Campisi |
Miseria e misericordia a confronto Altra pietra miliare sul cammino quaresimale: Dio che conosce la debolezza dell'uomo è sempre pronto a tendergli la mano. Il brano dell'adultera perdonata descrive in modo molto concreto e nobile il comportamento di Gesù con i peccatori: odiare il peccato e amare il peccatore. In un dramma molto vivace, Gesù è presentato come la misericordia personificata, che assolve la peccatrice e confonde i suoi accusatori. Questo dramma di squisita bellezza giovannea pone a confronto una fragile creatura (miseria) e l'unico uomo senza peccato (Misericordia). Le parole di Gesù agli scribi e ai farisei, che reclamavano la lapidazione dell'adultera, debbono far riflettere seriamente anche noi. Non di rado anche noi esigiamo la condanna dei nostri fratelli, senza pietà. Nel nostro cuore è innato il senso della giustizia e desideriamo la punizione dei colpevoli. Anzi spesso rifiutiamo di usare misericordia: il reo deve "pagare". Se fossimo senza peccato, potremmo anche esigere giustizia. Ma chi di noi può sinceramente ritenersi immune da colpa? Per questo, quando pretendiamo la punizione dei nostri fratelli, firmiamo la nostra condanna! Gesù che, pure avrebbe potuto condannare perché egli è realmente senza peccato, preferisce assolvere, usando clemenza. Infatti il Figlio dell'uomo non gode della morte del peccatore, ma vuole che questi si converta e viva. Così si è comportato Gesù! Nella stessa maniera dobbiamo agire anche noi. Nei nostri giudizi dobbiamo far prevalere sempre la misericordia sulla severità. La clemenza che Dio manifesta nel perdonare non deve diventare un incentivo a continuare nella via del peccato, ma anzi rappresenta uno stimolo a maturare radicalmente condotta: è un invito pressante alla conversione sincera. Il perdono dei peccati, il giudizio di misericordia deve essere l'occasione per iniziare una vita nuova, segnata dalla fedeltà e dall'amore. Questo fatto deve farci riflettere sul modo come noi spesso ci accostiamo al sacramento della riconciliazione. Il perdono sacramentale delle colpe deve rappresentare un momento di serio ravvedimento e approdare ad un impegno concreto di vita. E Gesù nel gesto di scrivere a terra col dito ce lo dimostra chiaramente: se la legge fu scritta col dito di Dio, e fu scritta sulla pietra per significare la durezza dei cuori (cf. Es 31, 18), ora il Signore scriveva in terra, perché cercava il frutto...della conversione. Per Gesù l'uomo anche dopo mille cadute ha sempre la capacità di riprendersi e di ricominciare tutto da capo. L'uomo rassomiglia a Dio creatore di cose sempre nuove. |