Omelia (22-03-2007)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricordati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo...

Come vivere questa Parola?
Il Signore comanda a Mosè di scendere dal monte dove ha ricevuto le tavole della Legge e si è incontrato con lui, "perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è pervertito". L'Alleanza, appena stipulata, è ormai rotta. Israele si è creato un idolo e lo adora. Yahvé allora prende le distanze da questa popolazione, che non considera più come sua eredità. Di rimando, Mosé cerca di ricomporre la relazione supplicando il Signore: "Perché divamperà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dall'Egitto?"
Gli aggettivi possessivi non sono più attribuiti a Mosé, ma al Signore di Israele.
La folla disorientata, che vaga nel deserto appartiene a Dio, non al capo dell'Esodo. Sembra un gioco di ruolo ben articolato dal condottiero di Israele, invece si tratta di una chiara dichiarazione di appartenenza sua e del popolo intero a chi lo ha liberato dalla schiavitù. E inoltre, per cambiare la volontà di Yahvé, Mosé gli ricorda la promessa di una prosperità "numerosa come le stelle del cielo" fatta ad Abramo, Isacco, Giacobbe. A questo punto, la memoria dei servi fedeli e la supplica dell'uomo eletto a portavoce di Israele colpiscono nel segno, tanto che: "Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo".
La narrazione biblica vuole mostrarci il potere della preghiera del giusto sul volere di Dio. Mosè si fa mediatore di misericordia.
Anche noi, oggi, viviamo in mezzo a un popolo di " dura cervice", che costruisce vitelli d'oro con la legge del mercato, con la corsa al consumo, con la sete del potere. Noi stessi cadiamo ogni giorno nell'idolatria delle nostre abitudini individualistiche, che ci impediscono di accorgerci di chi è povero, di chi ha bisogno di aiuto spirituale. Ma ci rimane una via d'uscita: la preghiera che ci purifica, ci eleva a Dio e ci permette di implorare per gli altri.

Oggi, nel tempo di silenzio che mi regalerò, pregherò così:

Signore, non guardare il mio peccato, ma apri le braccia della tua misericordia a chi si trova lontano da te e ha sostituito il tuo amore con idoli che si consumano e periscono. Aiuta anche me a cercare Te solo.

La voce di una contemplativa
La preghiera non è soltanto il recitare formule e meditarle, ma è il senso costante della presenza di Dio, il fare tutto con coscienza desta, tremante. L'importante è che quel poco che si riesce a fare sia fatto in spirito di adorazione e di volontà di servizio.
Sorella Maria di Campello