Omelia (06-04-2007) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Morte di Dio per amore Karl Rahner interpreta la morte di Gesù come la "morte di Dio"; nel senso che Dio, sebbene in se stesso incorruttibile e immortale, nella persona del Figlio Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo abbandona se stesso alla solitudine e si sottopone alla morte. Dio insomma muore, pur essendo vita eterna ed infinita e questo avviene nella carne di Gesù. Si tratta di un mistero ineffabile che richiama anche l'incarnazione e la duplice natura del Cristo (umana e divina), di difficile comprensione per la mente umana, eppure sulla croce avviene proprio questo: Dio si lascia uccidere per la nostra causa. In Cristo Dio stesso muore per riscattare i peccati dell'umanità, affinché tutti possano espiare una volta per tutte il male che è impossibile rimediare con le nostre sole forze e pertanto è la divinità stessa che si spende a favore della miseria dell'umanità; Dio, che avrebbe potuto infliggere severe punizioni o anche dannare direttamente l'uomo a motivo dei suoi peccati, muore cruentamente sulla croce per espiare le nostre colpe egli medesimo, affinché noi possiamo essere salvati! Questo è il significato della gestualità liturgica di questo pomeriggio relativamente al bacio (o altro segno di venerazione) della croce lignea: noi renderemo culto non già all'oggetto in se stesso ma al Dio fatto uomo che ha deciso di farvisi appendere per consegnarsi alla morte e realizzare così il nostro riscatto; celebrare la passione di Cristo vuol dire immedesimarci in quella che è stata la tappa più avvincente e decisiva per la nostra salvezza, appunto quella del patibolo, e la sua esaltazione meriterebbe gesti esplicativi ben più adeguati di un bacio. La croce è il luogo di espiazione nel quale Dio immola se stesso donandosi all'umanità quale vittima innocente, agnello immolato votato al macello che "si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato... percosso da Dio e umiliato.Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità." (Is 53, 4 -5); poiché se nell'Antica Alleanza avveniva che l'espiazione si realizzava attraverso l'offerta sacrificale delle vittime animali il cui sangue sparso rimetteva i peccati degli uomini adesso abbiamo una vittima umana e divina che realizza l'espiazione una volta per tutte, senza bisogno di entrare nei templi costruiti da mani umane e realizzare uccisione di vittime animali; che è lo stesso Cristo unico tempio della Nuova Alleanza e contemporaneamente vittima di espiazione per la nostra salvezza e solo il suo sacrificio è l'unico a mostrare l'efficacia della salvezza. (Eb 9, 11-14; 10, 11-18) Che Dio possa sacrificare se stesso sulla croce è definito dai razionalisti "pazzo e stupido" e tale osservazione Paolo la vede anche nei pagani e nel mondo della grecità che non riesce a concepire che un Dio possa mostrare la sua potenza infinita e il proprio spessore di grandezza facendosi uccidere, eppure è proprio questa la prerogativa del Dio cristiano e questo è l'elemento che lo differisce dalle divinità degli altri culti: il suo essere pazzo d'amore per l'umanità. Dio sceglie quello che comunemente viene definito assurdo e illogico per definire concretamente il suo amore per gli uomini e l'amore se è effettivo non può che concretarsi che nel sacrificio. Quanto più evidente è il sacrificio tanto più indubbio è l'amore. Sicché a differenza di Rahner possiamo affermare la morte di Cristo come la morte di Dio per amore. Il mistero della morte di Dio sulla croce non andrebbe obiettato da parte di nessuno, ma dovrebbe smuovere le coscienze in merito alla nostra attuale freddezza, chiusura e indifferenza giacché a vanificarlo è proprio il distacco dalla misericordia con cui Dio ha espresso il suo amore per noi: nonostante si abbia una consapevolezza sufficiente (almeno concettuale) del mistero redentivo avvenuto sul Golgota si procede nella nostra vita immersi nella morsa dell'edonismo e della spregiudicatezza della voluttà, dei piaceri e delle effimeratezze di cui si può avere conferma proprio oggi anche con una semplice passeggiata sotto casa: i girarrosti e le macellerie piene accanto ai luoghi di svago e di divertimento mentre la Chiesa invita a dedicare questa giornata al raccoglimento e alla meditazione; la dispersione provocata dagli immancabili rivenditori di noccioline durante la processione del Venerdi Santo, questa molto spesso intesa solo come un diversivo o un fatto scenografico; e il generale andazzo di vacuità e di lassismo per il quale si tende a non considerare neppure di dover adottare un qualsiasi gesto di condivisione con la Passione di Cristo inducono a pensare che il messaggio non è stato recepito o non ha ottenuto appropriata considerazione. Di fronte all'autoconsegna di Dio all'umanità piuttosto va assunto un atteggiamento di fede cioè di accettazione, gratitudine e appropriazione del Mistero incondizionata che dovrebbe condurre alla revisione della nostra vita e dei nostri atteggiamenti per assumere quelli dello stesso Cristo che è stato capace di compatire perché ha patito per noi. |