Omelia (01-04-2007)
Omelie.org - autori vari


* Forse, fratelli e sorelle, siamo venuti oggi in chiesa per una bella tradizione, forse per prendere il nostro bel ramoscello di ulivo benedetto, forse ripieni di un sentimento di pace nell'attesa della Pasqua ormai vicinissima. Come ogni anno però, sembra quasi che la liturgia ci voglia un po' "smontare" presentandoci il racconto della Passione e Morte di Gesù, un racconto cui ci siamo abituati: certo, ogni anno, l'evangelista che ce la racconta è diverso da quello dell'anno precedente: quest'anno, infatti, a farci da compagno di viaggio è san Luca; in fondo però la storia la conosciamo, l'abbiamo sentita tante volte, l'abbiamo vista rappresentata al cinema o in TV reinterpretata in vari modi.
* Oltre che al racconto della Passione di Cristo, anche ai segni del crocifisso e della croce ci siamo abituati, un po' perché sembra che il crocifisso, dopo le ultime discussioni sulla sua presenza negli ambienti pubblici, sembra sia tornato di moda, un po' perché anche il commercio ne ha fatto un oggetto che in varie forme trova posto anche come decorazione.
* Che Gesù sia morto in croce quindi lo sappiamo e lo sanno tutti, anche quelli che non credono o che dicono che era solo un uomo, ma se voi provaste a fare qua e là la domanda "Ma questo Gesù perché alla fine è dovuto morire e poi risorgere?", le risposte – ve lo assicuro – sarebbero le più varie e per certi aspetti non è un male. A un certo punto delle vostre interviste però spunterebbe fuori qualche benpensante pio e in genere molto religioso a dire: "Ma è ovvio: E' dovuto morire per salvarci dal peccato e dalla morte."
* Risposta esatta, ma questa risposta esatta (che – badate - sta bene anche in bocca ad uno degli scribi che abbiamo incontrato domenica scorsa, uno degli scribi magari con la pietra in mano, pronto a scagliarla verso la donna adultera), -dicevo – questa risposta esatta che significa? Cioè – voglio dire – che significa per me e per ciascuno di voi in questa assemblea che Gesù è dovuto morire per salvarmi dal peccato e dalla morte?
* Proviamo, in base a tutto il cammino che abbiamo fatto nelle scorse domeniche di Quaresima, a capire perché c'era da aspettarselo che andasse a finire così. Gesù alla fine, anche se forse è un po' semplicistico dirlo così ma rende abbastanza bene l'idea, Gesù alla fine è stato accusato di bestemmia ed è stato condannato a morte perché non ha rinunciato fino all'ultimo con coerenza ad annunciare e ad incarnare il vero volto di Dio e il vero volto dell'uomo. Nelle domeniche di Quaresima abbiamo imparato infatti a conoscere questo Dio che Gesù annunciava, un Padre (II dom. di Quaresima) paziente (III dom. di Quaresima), ricco di misericordia (IV dom. di Quaresima) e di perdono (V dom. di Quaresima); abbiamo imparato anche a conoscere quali uomini sono considerati più importanti in paradiso: gli ultimi, gli umili e abbiamo infine imparato che si fa più festa in cielo per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. Questo Dio di Gesù, un Dio fatto così, era ed è scomodo perché non rispondeva e forse non risponde all'immagine che ciascuno di noi si è fatto o si è voluto fare di Dio. Detto con un simpatico giro di parole, spesso noi ci facciamo un Dio a immagine e somiglianza nostra piuttosto che ragionare da uomini fatti a immagine e somiglianza di Dio. E il Dio di Gesù non ragiona secondo la logica umana dell'occhio per occhio e dente per dente e per questo motivo Gesù viene rigettato dai presunti giusti, scribi, farisei e capi del popolo.
* Direbbe il vangelo di Giovanni: "Venne nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo ma le tenebre non l'hanno accolta".
* Gesù in sostanza arriva alla croce perché non tradisce Dio suo Padre e il suo vero volto, volto che non si è mai stancato di rivelare: così, proprio nel racconto della Passione secondo Luca, Gesù rimane impresso proprio per la sua bontà: le sue parole e i suoi gesti sono coerenti fino all'ultimo, coerenti con la misericordia di Dio Padre. L'abbiamo ascoltato nel lungo racconto della Passione: si sprofonda in preghiera presso il monte degli Ulivi; mentre viene arrestato guarisce l'orecchio di un servo fra quelli venuti a lui come avversari e nemici; si volta verso Pietro e gli guarda dentro; non risponde nulla ad Erode perché Erode cerca in Gesù l'operatore di prodigi; accetta di essere crocifisso fra due malfattori; perdona chi l'ha messo in croce: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno"; assicura il paradiso ad uno dei malfattori crocifissi con lui e in piena obbedienza a Dio Padre, alla fine, prima di morire, esclama: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito".
* Gesù compie fino in fondo la sua missione e non lo fa solo a chiacchiere ma a costo della vita: in questo andare fino in fondo, in questo amare fino all'estremo dono di sé, Cristo Gesù che era non solo pienamente uomo ma anche pienamente Dio, passando attraverso la morte la sconfigge una volta per sempre e con la resurrezione dai morti ha fatto a ciascuno di noi il regalo più bello: l'immortalità.

Commento a cura di don Nello Crescenzi