Omelia (06-04-2007)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Is 53,5

Dalla Parola del giorno
Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci da salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Come vivere questa Parola?
Questo è l'ultimo "carme del Servo di JHWH". Gli esegeti vedono in questa profezia del "secondo Isaia" una chiave importantissima per entrare, con fede, nel mistero del Calvario. Essa infatti condensa molti testi profetici di Geremia, Ezechiele, Zaccaria. Qui veramente ci sentiamo dire che Gesù, il Messia per secoli atteso, ha dato compimento a ogni sacrificio che intendeva espiare tutti i peccati. Così la promessa fatta ad Abramo col patto d'Alleanza: la promessa di benedire in lui tutte le famiglie della terra, diventa una realtà. Ecco, nella luce della parola biblica, la croce di Cristo si riscatta da tanto equivoco parlarne a proposito e a sproposito! Non si circoscrive nell'ambito di una condanna a morte, ma diventa il "simbolo" dell'AMORE PIÙ GRANDE. In nome della croce si è esaltato masochisticamente il dolore. Si sono perpetrate, a volte, ingiustizie, oppressioni psichiche sui più deboli. Ma non è così! Anzi, è il contrario. La croce dice, in concreto, una cosa: Dio ha talmente amato te, me, ognuno da incarnarsi e opporsi a ogni ingiustizia fino a morire in croce. Perché trionfi l'amore e l'uomo si decida a volere ciò che è giusto e buono e santo e bello: a servire la causa dell'AMORE. Per questo Gesù ha accettato di essere inchiodato alla croce. Non per aggiungere dolore a dolore e sublimarlo.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, visualizzerò il Crocifisso del Golgota e contemplerò soprattutto le piaghe splendenti delle mani e del costato. Ecco, io guarisco lì dal mio morbo: l'egoismo.

O Signore che mi hai amato sino alla follia della croce, dammi di rinascere dalla tua morte a vita nuova. Questa vita che tu mi regali nuova, io non la viva per me stesso ma la comunichi in gesti di benevolenza, di bontà, di amore anzitutto a chi mi è accanto.

La voce di un cardinale
L'Amore che ha scelto la via della debolezza compassionevole, è lo stesso Amore che ha creato l'uomo non per la morte ma per la beatitudine eterna: le decisioni divine sono irreformabili. Se condivide con me la morte, non è per rimanervi imprigionato dentro con me. Veramente, ciò che è accaduto sulla Croce ha cambiato alla radice la nostra condizione umana: noi non siamo più condannati alla morte eterna, perché sulla croce Cristo morendo ha redento la nostra morte.
Carlo Caffarra