Omelia (01-04-2007)
don Ricciotti Saurino
Il torchio

Il Maestro del Lago guarda i Dodici mentre sono festosamente a tavola con Lui per consumare la Pasqua... hanno l'aspetto di allegri scolaretti che, alla prima uscita insieme, hanno raggiunto perfino Gerusalemme.
Qui, poi, sembra che la città tutta li stesse aspettando... Li ha accolti tributando un trionfo unico. Non riescono a capacitarsi... ne parlano ancora con soddisfazione rivivendo nel racconto la gloria...
Hanno fatto nuove amicizie... e qualcuno ha incontrato perfino i membri del Sinedrio...
Gesù li guarda amorevolmente mentre si esaltano... hanno già dimenticato le lezioni di umiltà e la 'verà esaltazione alla quale Lui si sta preparando.
Di ciascuno ricorda il primo incontro... non erano certo i più bravi, ma li ha scelti proprio per questo...
Sorride al pensiero che non sono cambiati molto da allora... ma non importa... li ama così come sono, anzi l'amore per loro è diventato traboccante.
Tre anni sono passati da quando li ha snodati dalle loro reti... tre anni di scuola a tempo prolungato per immettere nel loro cuore e nella loro mente un po' della bontà di un Dio che, per amore, si umilia... tre anni per dimostrare come davvero Qualcuno si annienta per elevare e far vivere l'umanità...
Adesso non c'è più tempo per il recupero... è giunta l'ora del dono totale...
E' questo il momento supremo della Sua vita, il momento in cui si deve passare dalle parole ai fatti... Ed Egli è pronto per realizzare il grande desiderio di completa donazione.
Desiderio di dare vita e senso pieno a quell'agnello pasquale, immolato e offerto all'innata fame di liberazione... ma che ora, su quella tavola, ricorda soltanto una fuga d'altri tempi.
Desiderio di offrire su altra tavola non più il ricordo del passato, bensì l'anticipo per qualunque schiavitù futura.
Desiderio di dissetare l'immensa sete di amore dell'umanità, non con l'inebriante spremitura dell'uva, ma con la coppa ripiena del sangue di una vita umana e di una vita divina congiuntamente torchiate.
Desiderio di dimostrare che Lui e il Padre non vendono false promesse, che non amano offrendo dall'alto saggi consigli e che non stanno ad attendere che l'umanità si redima da sé.
E' dai recinti celesti, infatti, che proviene il vero Agnello della liberazione, prefigurato nell'ariete sacrificato al posto di Isacco e in quello consumato uscendo dall'Egitto.
E' dal cuore del Padre dei cieli che arriva la fattiva e definitiva liberazione dell'umanità dal peccato, non sciacquato dai fugaci atti di pentimento dell'uomo, ma definitivamente raschiato dal dolore e dalla morte di un uomo-Dio che paga di persona.
E' dall'alto che piove gratuitamente l'affrancatura definitiva per ogni tempo, per ogni popolo, per ogni uomo...
... ma dall'alto di un asinello... dall'alto di una croce... dall'alto di chi si fa servo!
E come se ciò non bastasse e, forse, per convincerci maggiormente dell'umile gratuità del dono e della mano sempre protesa a vivificare, il Padre vuole che l'Agnello diventi costante nutrimento di quanti si siedono alla tavola pasquale e che quel sangue schizzato per amore entri nelle arterie del tempo ossigenando l'intero pianeta.
Un Padre straordinario...un Padre che non solo spalanca la porta di casa per riportare i figli accanto a sé, ma che diventa l'umile servitore di un abbondante e salutare cibo divino.
Chi si nutre di Gesù partecipa alla Sua divinità... chi mangia la Sua carne diviene figlio col Figlio... chi beve il Suo Sangue si inebria dello Spirito di amore e di vita.
Questa è la gloria che Gesù vuole condividere con i Suoi Dodici amici... Ma essi sono fermi all'accoglienza fatta con i rami d'ulivo e stentano a comprendere la gloria di chi si sottopone al torchio per amore...
Ci penserà il Consolatore...