Omelia (01-04-2007)
padre Antonio Rungi
La palma della pace e della misericordia

Nella liturgia cattolica questa di oggi è sicuramente una delle domeniche più sentite e partecipate dai fedeli che si riconoscono nella fede cristiana. E', infatti, la domenica delle Palme, che assume anche il nome della Domenica della Passione, in quanto è caratterizzata dalla commemorazione dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme con la relativa benedizione dei ramoscelli di ulivo, segno di pace e di riconciliazione, e dalla lettura del testo del racconto della passione di Cristo che, quest'anno, è tratto dal Vangelo di Luca.
Nella breve esortazione iniziale il sacerdote, prima di procedere alla benedizione della palme, dice: "Fratelli carissimi, questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua del Signore, alla quale ci stiamo preparando con la penitenza e con le opere di carità fin dall'inizio della Quaresima. Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione. Accompagniamo con fede e devozione il nostro Salvatore nel suo ingresso nella città santa, e chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce, per essere partecipi della sua risurrezione".
Il testo del Vangelo di Luca ci ricorda esattamente questo ingresso e come Gesù fu accolto dalla gente festante: "In quel tempo, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Betfage e a Betania, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: "Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui. E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: il Signore ne ha bisogno". Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto. Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: "Perché sciogliete il puledro?". Essi risposero: "Il Signore ne ha bisogno". Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: "Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!". Alcuni farisei tra la folla gli dissero: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli". Ma egli rispose: "Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre".
Gesù si presenta al suo popolo, ritorna in mezzo alla sua gente adottando uno stile di umiltà e semplicità che riporta al suo momento di ingresso nella storia dell'umanità, quando nasceva nella grotta di Betlemme. Si può dire che in questo momento egli entra nella città santa per completare l'opera iniziata proprio con il mistero della sua nascita. Come allora così ora, in questo momento, è accolto con gioia dalle persone umili e semplici ed è accolto con la disponibilità del cuore. Anche le parole utilizzate dall'evangelista Luca ci rimandano alla nascita del Salvatore. Egli infatti viene a portare la pace, espressa dal simbolo per eccellenza della pace, secondo i testi sacri, che è il ramoscello d'ulivo, riferimento al dopo diluvio e alla purificazione della terra, dopo quaranta giorni di distruzione prodotta da una pioggia interminabile. Quaranta sono stati i giorni di preparazione alla Pasqua, identificati nel tempo quaresimale, che oggi si conclude, facendo spazio e largo alla settimana più importante di tutto l'anno liturgico, che è la Settimana Santa o Maggiore.
L'altro aspetto significativo di questa domenica è la lettura del "Passio", un testo accolto dai fedeli che partecipano alla messa della domenica delle Palme sempre con grande emozione e con intensi risvolti spirituali, in quanto il dettagliato racconto di ciò che capita a Gesù dall'ultima cena con gli apostoli fino alla sua sepoltura, dopo essere passato attraverso la sofferenza dell'orto degli ulivi, il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, il processo davanti a Caifa e Pilato, la condanna a morte, la flagellazione, il viaggio al Calvario, la crocifissione, l'agonia straziante, la morte, il costato trafitto dalla lancia, la deposizione della croce e la sepoltura in attesa della risurrezione, come egli stesso aveva preannunciato, provoca una risposta di sentimenti non solo di pietas umana, ma soprattutto compartecipazione alle sofferenze che Cristo, unico salvatore del mondo, ha patito per tutti noi. Racconto della Passione di Gesù che nella versione di San Luca risulta essere particolarmente incisivo per seguire Cristo sulla via del Calvario, nella Gerusalemme terrena, nella speranza di incontrarlo, per la beata eternità nella Gerusalemme celeste.
La spiegazione di tutto il mistero della sofferenza del Dio fatto uomo, la troviamo preannunciata nel testo del profeta Isaia, riguardante il Servo Sofferente di Jahvé: "Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come gli iniziati. Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso".

Mentre Paolo Apostolo, accostandosi al grande mistero della redenzione dell'umanità attraverso la Croce, va al cuore della missione salvifica di Cristo e nel brano della lettera agli Filippesi che oggi ascoltiamo ci dice come esattamente va interpretato e proposto il Cristo Crocifisso: "Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre".

Gesù Crocifisso è la persona davanti al quale non c'è altro gesto da compiere che inginocchiarsi, chiedere perdono, ringraziarlo per quello che ha fatto per noi nel mistero del dolore, ma anche nel mistero della vita e della gioia. Credo che sia soprattutto importante in questa giornata del Cristo Crocifisso chiedere umilmente perdono a Lui, ma anche chiedere perdono ai nostri fratelli che spesso crocifiggiamo in tanti modi, non solo con le parole, ma soprattutto con azioni e comportamenti che minano profondamente i rapporti interpersonali ed umani, dando poco spazio alla comprensione, al dialogo e all'accoglienza.
Gesù che umiliò se stesso, spogliò se stesso ci indichi la strada più giusta e coerente con la nostra scelta di vita cristiana per pensare ed agire nell'ottica di quella sapienza che viene dalla sua Croce e dalla sua Morte in Croce. Solo così ogni Domenica delle Palme si trasformerà per ognuno di noi in una Domenica nella quale ci facciamo carico di un impegno di vita finalizzato sempre comunque all'amore ed alla misericordia. Gesù solo, specie se lo contempliamo crocifisso, può darci la forza di farci amare e farci perdonare, ma anche di amare e perdonare.