Omelia (08-04-2007) |
don Maurizio Prandi |
C'è una parola che mi sta facendo riflettere in questi giorni e sento che rispetto a come sono fatto io è importante custodirla: è la parola gradualità. La Pasqua di quest'anno mi regala questa parola. La regala a me che sono uno che vorrebbe il risultato immediato. Vorrei il cambiamento subito quando una situazione non va oppure vorrei la soluzione immediata quando ci sono dei problemi che mi schiacciano. Certamente la Pasqua con la morte e la risurrezione di Gesù è stato un avvenimento di una potenza formidabile, ma per quanto grande, per quanto straordinario ha cambiato gradualmente i cuori e la vita dei discepoli di Gesù. Lo si capisce stando in ascolto del brano di vangelo che è stato proclamato nella notte... arrivano le donne, che non sono credute dai discepoli e poi è la volta dello stesso Pietro che torna dal sepolcro meravigliato e allo stesso tempo perplesso. Lo si capisce dal brano di vangelo che abbiamo da poco ascoltato quando l'evangelista Giovanni, riportando l'esperienza che lui stesso ha fatto al sepolcro scrive: e vide e credette... Tanti esegeti traducono però diversamente dal testo CEI: e vide, e cominciò a credere... Subito dopo infatti leggiamo che non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli doveva risuscitare dai morti. Il riconoscimento del Risorto è caratterizzato da questa gradualità da questa lentezza del riconoscimento. Bello vedere in questi giganti della fede che la stessa fede non è mai posseduta ma è sempre una fede che si cerca (L.Pozzoli): - le donne al sepolcro non capiscono - Maria di Magdala non si rende conto immediatamente - i due di Emmaus ci mettono un po' a capire e hanno bisogno di parole di gesti (lo spezzare il pane) - Giovanni stesso non è uno che crede subito ma che comincia a credere. Questo è l'inizio della fede pasquale, che troverà la sua pienezza con il dono dello Spirito Santo. Come avviene il riconoscimento di Gesù? Come avviene la manifestazione del Risorto? E' bello notare come il Risorto continui con quello stile che ha caratterizzato la sua vita terrena... è stato uno stile discreto, pacato, feriale. Nessun trionfalismo e nessuna spettacolarizzazione nelle apparizioni del risorto, ma una presenza dimessa e velata sotto le spoglie più quotidiane, come quella di un giardiniere (nel caso di Maria di Magdala) o di un viandante (come nel caso dei due discepoli di Emmaus). Una modalità questa, che ci può aiutare a comprendere che anche quando siamo separati da Lui, Lui è accanto a noi. E' sulle nostre strade, è tra le persone che incontriamo, nei luoghi che frequentiamo. In questo senso è significativo che il villaggio di Emmaus, indicato così precisamente nel vangelo, non sia mai stato trovato dagli archeologi. Possiamo leggere così questo fatto: non c'è un solo villaggio che si chiama Emmaus, ma due, tre, quattro... il Cristo risorto è dappertutto, in ogni paese, in ogni villaggio, per quanto piccolo, su ogni strada dove batte il cuore dell'uomo (L.Pozzoli). Su questa linea allora leggiamo anche i gesti del Risorto... la bellezza della semplicità dei gesti di Gesù Risorto. Il Risorto non dimostra... il Risorto si mostra... non con gesti plateali, ma con gesti delicati, come i gesti dell'amicizia, dello spezzare il pane... si mostra nel pronunciare, come nessun innamorato sarebbe capace di farlo, il nostro nome così come ha fatto con Maria. Al movimento lento della fede fa da contr'altare quello veloce della missione. Scrive don Pozzoli (possa essere l'augurio per tutti noi): Il movimento della missione è estremamente vivace. Dopo il riconoscimento di Gesù è un correre degli uni verso gli altri. E a correre più di tutti sono le donne, a cui il Cristo, prima che agli altri ha affidato la sorprendente notizia. Hanno amato di più: è giusto che sia privilegiata la gerarchia del cuore. E chi porta nel cuore il segreto del Cristo, non lo può seppellire nel silenzio. Bisogna testimoniare, con una gioiosa impazienza... a rendere credibile la risurrezione è la nostra risurrezione, se, toccati dalla Parola del Signore, ritroviamo la speranza e la passione di allargare gli spazi della speranza attorno a noi, speranza contro ogni prepotenza, speranza contro ogni ottusità, speranza contro l'arroganza di quelli che si credono i migliori, speranza contro la malattia e la morte, speranza contro ogni disperazione. |