Omelia (08-04-2007)
don Marco Pratesi
Testimoni del Risorto

La prima lettura riporta il discorso tenuto dall'apostolo Pietro nella casa di Cornelio, centurione pagano, a Cesarea. È un tornante importante nel libro degli Atti, perché segna il momento in cui viene aperto anche ai pagani l'accesso al dono della fede.
Il discorso, breve ma denso, sintetizza il cosiddetto kerygma (annunzio) apostolico: è cioè un condensato della testimonianza apostolica.
In Gesù, che Dio ha riempito della potenza del suo Spirito, che è stato crocifisso, che è risuscitato, si è realizzato un progetto di Dio. Le prime parole della lettura parlano appunto di "parola" ("voi conoscete la parola che si è realizzata..."), richiamando chiaramente l'ebraico dabar, che è appunto insieme parola e fatto (la versione CEI: "voi conoscete ciò che è accaduto...", con perdita totale del riferimento). Il che viene a dire che la vicenda di Gesù di Nazareth è la realizzazione di un progetto preciso di Dio, ed è quindi una ben precisa parola rivolta al mondo.
Di questa parola il gruppo degli apostoli è portatore, testimone di tutta la vicenda, sia nella sua fase terrena (v. 39: "noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute") che nella sua risurrezione (v. 41: "noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti").
Pietro insiste su questa mediazione apostolica. Dio ha prescelto alcuni ad essere testimoni del Risorto, e sono gli stessi che erano stati a stretto contatto con lui nella sua vita terrena (v. 41). Ad essi ha affidato il compito di annunziare e testimoniare.
Che cosa? Che Gesù, il crocifisso risorto, è il giudice dei vivi e dei morti (v. 42); chi crede in lui ottiene da Dio il perdono dei peccati (e questo lo affermano anche i Profeti, v. 43).
Si possono a questo punto raccogliere alcune indicazioni.
1. La vicenda di Gesù è da leggersi alla luce dello Spirito: chi pensasse di interpretarla in base a semplici categorie umane non riuscirebbe a capirne il senso ultimo. Il cristiano, la Chiesa tutta, è - devono essere -continuamente impegnati in questo sforzo, senza il quale è inevitabile cadere in letture parziali che non danno accesso alla salvezza.
2. La testimonianza apostolica è fondamentale: non si ha nessun accesso alla vicenda di Gesù, e al suo senso, al di fuori di essa. Senza essa, poi "coagulata" negli scritti del Nuovo Testamento, rimane soltanto la possibilità di inventarsi Gesù e interpretarlo in base ai propri preesistenti schemi.
3. Il destino di ogni uomo, cristiano o meno, si decide su Gesù, il che significa in pratica: sul fatto di essere o meno in consonanza con Gesù.
4. È nella fede che si ha accesso alla potenza redentrice del mistero pasquale. Solo credendo alla parola apostolica, e affidandosi al Gesù che essa annunzia, si mette la propria vita sotto l'influenza benefica di Gesù Risorto, sole dei mondi.