Omelia (15-04-2007)
don Ricciotti Saurino
L’incontro

Il Risorto ha spalancato il Suo sepolcro, ora deve scoperchiare il volontario seppellimento degli uomini, quel nascondimento fatto non solo di porte chiuse, ma soprattutto di tristezza e di paura.
La paura dei Giudei ha rintanato i discepoli nel Cenacolo, proprio nel luogo dove essi hanno sperimentato l'amore grande del Maestro, che li ha nutriti con il Suo stesso corpo e che, per amore, si è inginocchiato davanti a ciascuno lavandone perfino i piedi... proprio nel luogo dell'amore totale, che avrebbe dovuto renderli dinamici e intraprendenti e che, invece, li ha sprofondati nell'angoscia ed ammantati di tristezza.
La paura e la tristezza sono spesso il recinto sicuro degli uomini timorosi, sono il mausoleo psicologico inaccessibile dei pavidi, il bunker eretto a difesa e ad offesa di chiunque osi avvicinarsi.
Gli uomini diventano così incomunicabili tra loro, dimenticano perfino gli affetti più cari, sono immersi nell'afflizione che li rende incapaci di riconoscere e diffondere qualunque esperienza positiva precedente...
Ma il Risorto non è il giocoliere solitario che stupisce il pubblico con le sue bravure... Egli è la Vita che vuole comunicare vita soprattutto a quelli che lo amano, anche se sono momentaneamente inchiodati dall'inquietudine...
E l'incontro è indispensabile perché la Vita dissipi ogni malinconia.
La Maddalena è riuscita ad asciugare il suo pianto perché ha cercato Gesù e Lui si è fatto trovare... Gli Apostoli sono addolorati per la perdita e, pur avendo saputo della Sua Risurrezione, per paura non lo cercano... ma Lui li ama ugualmente e va loro incontro.
I catenacci, le porte serrate, come i macigni sepolcrali non sono d'impedimento al Suo immenso amore... come non lo sono ai cuori che si amano... Ed Egli si presenta lì, dove sono loro... lì, in mezzo a loro, come ai tempi delle stupende parabole, degli inviti alla beatitudine, alla misericordia, al perdono... lì, in mezzo a loro come una volta, per aprire ancora il loro cuore alla paternità di un Dio che non ammette tristezze per i suoi figli.
L'albero della vita torna così al centro del giardino dell'Eden per riportare la pace dove la debolezza aveva portato angoscia e morte, per donare quella pace che solo l'amore che vince l'odio sa dare, per offrire quella pace che solo Lui, il Cristo, può donare, avendola sperimentata e conquistata nella sua stessa carne.
Egli mostra loro i segni della pace... quelli causati dalla violenza perdonata... quelli inferti dall'odio subito come agnello muto...
Sono questi i segni della Sua pace... di un amore che non si arrende neppure davanti alla propria distruzione...
Ed è questa la pace che propone e dona anche a tutti coloro che vogliono seguirLo.
La debolezza umana non può conquistare da sola questa pace, ed è per questo che Gesù alita su di loro lo Spirito di vita, lo Spirito che all'inizio della creazione il Padre aveva alitato donando a quell'essere impastato di terra capacità di relazioni umane e celesti, prerogativa di esprimere sentimenti di meraviglia e di stupore, virtù di riconoscere la paternità di Dio creatore, gioia di scoprire il fratello in ogni volto.
Alita su di loro lo Spirito che comprende e tollera gli errori della carne... che è capace di ridare vita perdonando, che stima l'amore familiare più importante di ogni divisione, di ogni contrasto, di ogni debolezza, di ogni fragilità.
Ma all'appello ne manca uno, Tommaso...
Manca perché momentaneamente assente, ma nella sua assenza mancano tutti coloro che nei secoli avvenire guarderanno dubbiosi ai dieci fortunati...
In lui si affacciano i problemi e le difficoltà che tutti gli assenti a quell'incontro affronteranno in futuro, lo scoglio di coloro che, proprio perché lontani dal luogo del convegno, dovranno fidarsi della testimonianza sincera dei compagni.
A quell'appuntamento manco anch'io, che non vedrò mai la piaga del costato e il foro dei chiodi e che dovrò fidarmi ciecamente della testimonianza leale dei presenti nel cenacolo.
A me viene rivolto l'invito ad essere fiducioso nella parola degli spettatori, anzi a me proprio viene garantita una beatitudine particolare per non aver ceduto alla gratificante curiosità degli occhi e per essermi abbandonato totalmente alla testimonianza degli Apostoli.
Grazie, Tommaso... il tuo ritardo all'appuntamento mi ha fatto guadagnare una nuova beatitudine insperata!