Omelia (21-04-2007) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: " Sono io, non temete". Come vivere questa Parola? I discepoli sono partiti soli. Hanno remato con vigore controvento mentre il lago va ingrossandosi. Pur essendo uomini di mare, iniziano ad avere paura. Poi vedono come un fantasma che cammina sulle acque e aumenta l'angoscia. " Sono io, non temete". La voce del Maestro li rassicura. Questa espressione che dà coraggio è ripetuta 189 volte nei Vangeli. E' il segno della presenza di Gesù, che non abbandona mai, specie nei momenti più duri. Pure nella notte più buia. Anche oggi, Gesù arriva. Viene ancora, chiamato dal grido di dolore della gente, dai popoli in guerra, dalla fame del mondo, dall'innocenza violata, dai disperati per l'ingiustizia, da noi stessi, afflitti dai problemi quotidiani, incapaci di sperare. Molti lo riconoscono e riescono a trovare con lui strade sicure in mezzo ai flutti. Alcuni lo invocano come 'un simbolo di fratellanza', molti lo credono come un fantasma ammonitore. Mai forse come in questo momento si è parlato tanto di Gesù, confondendo la sua persona divina nella nebbia delle umane ideologie. Si crede di poterlo vedere nel miraggio della sociale giustizia, si crede di poterlo vedere nel fantasma dell'umana felicità, si crede di poterlo vedere nella figura di una mondana pace". Ma è solo la fede che ce lo fa incontrare nella sua vera identità. E' solo attraverso la Parola che riusciamo a conoscerlo. E' solo nella prossimità ai fratelli e alle sorelle più poveri, nell'attenzione e nella cura dei più piccoli ed emarginati che possiamo riconoscerlo. Il Maestro non si è perso nella notte dei tempi. Ci è più vicino di quanto crediamo. Nel volto di chi soffre, di chi chiede aiuto. Nel profondo del nostro cuore che, come diceva Agostino, "è inquieto finché non riposa in Lui". Oggi, nella mia pausa di silenzio, mi rivolgerò al Signore dicendo: Vieni in mio aiuto, non tardare! Mia salvezza e mio bene. La voce di uno scrittore Un Gesù che avesse la mano vuota di misericordia, la mano inerte, la mano inutile, non sarebbe il Cristo. La sua figura si perderebbe nel vento della bufera. Invece, s'Egli viene, è perché ha nella Sua mano un soccorso e un aiuto. La Sua causa non è quella dei superbi, dei potenti. è la causa dei poveri di cui Egli raccoglie le lacrime e il sangue, la causa degli afflitti di cui Egli è l'unico consolatore, la causa degli oppressi di cui è l'unico vendicatore, la causa degli umili di cui Egli è l'unico riscattatore, la causa degli orfani di cui Egli è l'unico Padre. Risonanze di Piero Bargellini su un testo di don Orione |