Omelia (01-01-2002) |
don Elio Dotto |
Attendendo la pienezza del tempo Il brindisi di capodanno ha sempre due facce: la faccia del rimpianto e la faccia della speranza. La faccia del rimpianto è quella che cerchiamo di nascondere dietro il rumore della festa: e tuttavia non possiamo fare a meno di pensarci, guardando all'anno trascorso. Perché sono davvero molti i rimpianti che covano nel nostro cuore: sono tante le delusioni, le brutte sorprese, i dispiaceri che hanno attraversato questo 2001. Appunto per dimenticare in fretta questi rimpianti il brindisi dell'anno nuovo assume subito la faccia della speranza. Ci auguriamo infatti che il 2002 porti serenità e pace: soprattutto ci auguriamo che i desideri incompiuti nell'anno trascorso possano essere esauditi nell'anno che inizia. Non è difficile però cogliere la debolezza di questi auguri che ci scambiamo reciprocamente nella notte di capodanno. Perché il futuro rimane imprevedibile – lo sappiamo – e di conseguenza la nostra speranza è sempre sospesa al corso degli eventi. Se le cose stessero soltanto così ci sarebbe dunque ben poco da festeggiare. E infatti qualcuno questa sera non attenderà neppure la mezzanotte, perché domani – alla fine – è un giorno come un altro. Le cose però non stanno esattamente così, per fortuna; o meglio, grazie a Dio. Certo, se tutto dipendesse dalle nostre opere il brindisi di questa notte apparirebbe addirittura ridicolo. Perché sempre incompiuto appare il nostro tempo: abbiamo bisogno sempre da capo di altri giorni, di altre settimane, di un altro anno per portare a compimento i nostri desideri, le nostre speranze, le nostre aspirazioni. Ma – alla fine – i giorni, le settimane, gli anni non bastano mai per raggiungere la pienezza cercata. Per fortuna però – meglio, grazie a Dio – il compimento del nostro tempo non dipende da noi, ma è un dono che viene dal cielo. Proprio come scrive san Paolo ai Galati: Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. Appunto: la pienezza del tempo non dipende dall'iniziativa degli uomini ma da Dio. È dunque soltanto lui che ci può riscattare dall'inesorabile legge della rassegnazione che anno dopo anno imprigiona la nostra speranza. E allora possiamo davvero fare festa questa notte. Non perché domani tutto andrà meglio; e neanche perché da domani vogliamo essere più buoni. Possiamo fare festa invece perché la nostra vita è nelle mani di Dio: e sarà lui a dare pienezza ai nostri giorni. Così fece in quel tempo la Vergine Maria: otto giorni dopo la nascita di suo figlio – proprio come oggi – festeggiò con Giuseppe quell'evento, chiamando il bambino Gesù, secondo la parola dell'angelo di Dio. Essa certo aveva qualche rimpianto nel cuore – quell'anno la sua vita era stata davvero stravolta; e nutriva pure molti dubbi sul futuro. Eppure Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose nel suo cuore, continuando a credere nella benedizione di Dio. Appunto così la sua festa aveva un senso: come avrà un senso il nostro brindisi di questa notte, se lo viviamo con la stessa fede di Maria. |