Omelia (22-04-2007)
don Ricciotti Saurino
Promesse di marinaio

Il lago della Galilea aveva visto partire la prima volta quegli uomini dietro il Maestro... Ora è quello stesso lago che li vede ripartire senza di Lui. ..
Sono sette di dodici, ma già il numero sette indica la totalità del collegio.
Sono ospiti della casa di Pietro lì a Cafamao, e, forse, l'unica cosa che hanno imparato è vivere insieme e in sintonia tra loro.
E insieme decidono di cominciare il tentativo della nuova pesca che è stata loro affidata.
Spingono in acqua la barca, come hanno fatto tante volte, ma la notte dell'incertezza dei primi passi da soli li rende ancora nostalgici ed incapaci di raccogliere frutti.
Il sole, che fa capolino dietro la corona dei monti che custodisce il lago, li trova esausti e delusi.
Ma ormai il sole della loro vita non è quell'astro nel cielo, è quell'Uomo che li attende sulla riva... Quell'uomo che essi non riconoscono.. .
"Non avete nulla da mangiare?" sentono gridare dalla riva, sebbene il loro volto tradisca la profonda delusione delle reti vuote.
Vuote perché non ancora radicate nella certezza che con Cristo si raccolgono le cose dello Spirito.
E alla risposta negativa risuona l'invito a gettare la rete dalla parte destra della barca, proprio come un giorno era risuonato l'invito a prendere il largo per la pesca miracolosa.
La barca di Pietro, immagine della Chiesa, è il nuovo corpo di Cristo e dalla sua destra nasce la vita... cioè dal costato trafitto di Gesù viene la garanzia di una pesca abbondante anche in un lago avaro.
Infatti un grappolo di centocinquantatré grossi pesci sembra che stia lì ad attendere che qualcuno lo catturi. Sebbene siano tanti, le reti non si smagliano per l'abbondanza, segno della capacità di universale raccolta.
Quel lago diventerà presto troppo stretto per trascinare quelle reti salde che neppure mari più aperti e pescosi smaglieranno mai.
E, di fronte alla nuova pesca miracolosa il Pietro nudo si cinge perché capisce che deve compiere il gesto di servizio che Gesù aveva fatto cingendosi con l'asciugatoio.
La figura di Pietro è di primo piano nelle narrazioni Evangeliche, segno che già nella prima comunità cristiana c'era la convinzione del suo primato.
È lui che decide la pesca, è lui che si cinge i fianchi per l'esperienza del servizio, è lui che porta a terra la rete.
Ed è proprio a lui che il Maestro del lago, dopo aver dato ancora una volta da mangiare, rivolge una domanda così diretta ed impegnativa che risuona per ben tre volte: "Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?" Tre volte la richiesta di bene come tre volte qualche giorno prima erano stati i codardi rinnegamenti.
È ancora una lavanda, questa volta non dei soli piedi ma di purificazione totale per Pietro, che avviene con lo scroscio di tre domande e tre risposte di amore e di affetto, asciugate dal confortevole e coraggioso gesto di affidamento del gregge del Signore.
Simone di Giovanni è riabilitato così non solo nella sua natura di uomo, ma anche nella sua missione di pescatore di uomini e di pastore del gregge del Signore.
Basta poco per essere migliori di prima agli occhi di Dio, basta una dichiarazione sincera d'affetto al Maestro e Questi è capace di affidare il Suo gregge anche ad un recidivo peccatore.
La garanzia di buona pesca con la barca di Pietro non è nell'abilità marinara, né nell'onestà dei pescatori, ma nell'amore grande a Gesù Cristo.
La vita di Pietro non sarà più un fidarsi di se stesso e delle sue promesse di marinaio, ma un abbandonarsi all'amore di Cristo.
Quell'amore che lo cingerà e lo condurrà davvero a dare la vita per il suo Signore!