Omelia (29-04-2007) |
don Maurizio Prandi |
Mani per... custodire E' la domenica del Buon Pastore. E' la domenica che la chiesa dedica in modo particolare alla parola vocazione, ovvero alla chiamata che Dio in Gesù rivolge in modo particolarissimo e personalissimo ad ognuno di noi. Ecco un primo dato allora che emerge dalla Liturgia della Parola di oggi: il rapporto personale che Dio desidera costruire e vivere con ognuno dei suoi figli: io le conosco... nessuno le rapirà dalla mia mano. Emerge chiaramente, io credo, la cura particolare che Dio dedica ad ognuno a fronte della vastità del suo gregge; come dire che non diluisce la sua attenzione, che non guarda all'insieme ma porta nel cuore ogni vita, ogni storia, ogni fatica, ogni dolore, ogni gioia. Eppure la prima lettura parla di moltissime persone che si accostano alla Parola di Dio per ascoltarla e la seconda lettura parla di una moltitudine formata da persone di ogni popolo, razza, nazione, lingua... lo sguardo di Dio non vede la massa indistinta (a volte a noi capita un po' così invece, quello che conta è il numero, che ce ne siano e siano tanti...) perché lo sguardo di Dio entra nella preziosità della vicenda di ognuno e si offre in un rapporto di relazione autentica, fatto di presenza, di ascolto, di comunicazione, di amore, di cura, di dedizione, di dono della propria vita. Forse la nostra prima vocazione è proprio questa: essere persone e non essere dei numeri, essere dei doni ben precisi alla nostra chiesa e non dei militanti impegnati nei più svariati servizi. Ecco che già siamo in pieno dentro a quello che è l'obiettivo di Gesù: dirci tutta la sua vicinanza, tutto il suo amore, tutta la sua custodia per la nostra vita ma per condurci là dove veramente è il suo cuore: nel mistero del Padre. Una responsabilità allora per i pastori della chiesa: aprire ogni uomo ed ogni donna al rapporto con Dio... siamo custoditi nella mano di Gesù ma non per essere tenuti in pugno da Lui perché il vangelo è chiaro in questo senso... Il Figlio ci vuole collocare nella mano del Padre, dalla quale nessuno ci può strappare. La mia voce... Mi piace, come ogni anno del resto, soffermarmi un poco su questo particolare: Dio ha una voce. Non capisco la tua lingua Signore, ma so che tu mi parli... mi parli attraverso un bambino, mi parli attraverso un povero, mi parli attraverso gli avvenimenti che ogni giorno costruiscono la mia vita. Mi parli per dirmi che anche io sono un figlio amato, per dirmi che ti interesso, che conto per te. Penso allora a Luisitta e ad Italo che oggi festeggiano a Reppia il loro 50° anniversario di matrimonio e a tutti gli sposi che sono qui... a come il Signore ha parlato e parla attraverso la voce della persona amata. Come è cambiata quella voce nel corso degli anni... forse si è affievolita, si è fatta meno sicura... rimane il segno però, perché attraverso quel segno vi siete detti l'amore. Penso alla voce della Giulitta e alla voce di tante persone care che ora non ci sono più... un suono che resta, e che ancora oggi riconosceresti tra mille: Dio è passato anche di lì. Io le conosco... E parli ai miei fratelli, parli alle mie sorelle per raccontare il tuo amore per loro. Conosci le tue pecore e in quel verbo, conoscere, così importante nella Bibbia, è scritto tutto il tuo amore... sei così Signore, ti importa delle tue pecore, più di ogni altra cosa, più della tua stessa vita. E ti importa di me, ti importa della mia vita... della mia vita disorientata, della mia vita distratta, della mia vita lamentosa... e nel cercare la mia vocazione scopro la Tua: prenderti cura! Quasi tutta la città si radunò per ascoltare la Parola di Dio... La prima lettura ci ricorda che nutrimento per la nostra vita di fede è la Parola di Dio. Mi rifaccio a quanto ascoltato da padre E. Bianchi durante un incontro: è necessario vigilare per custodire la differenza tra la parola di Dio e le altre parole, perché le altre parole, anche le più autentiche dette dalla chiesa, sono al servizio della Parola di Dio. Il primato dell'ascolto allora è da ribadire ancora una volta... è il primo dei comandamenti: Ascolta Israele! Ecco la vocazione della chiesa, è Gesù stesso che la indica: ascoltano la mia voce e mi seguono; una chiesa che ascolta e che segue il suo Signore. Se oggi c'è una patologia nella nostra vita, è la mancanza di ascolto. Parlare, parlano tutti, lo sapete benissimo. Ma il vero problema è trovare gente che ascolti. Anche nella chiesa, gente che parla la trovate dappertutto, ma trovare gente che ascolta, provate a cercarla (E. Bianchi). Che il Signore ci insegni ad ascoltare, perché ascoltare una persona equivale a dirle: tu ci sei, tu esisti, tu conti per me... la prima maniera di dire a qualcuno che esiste è ascoltare, che un poco equivale ad amare. |