Omelia (08-05-2007) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Come vivere questa Parola? Chi non ha mai fatto l'esperienza di trovarsi in un ambiente in cui nessuno lo conosce e del conseguente senso di disagio e di smarrimento? Abbiamo bisogno che l'altro "ri-conoscendoci" in qualche modo ci confermi nel nostro stesso essere. Un'esigenza che richiama quel "Prima di formarti nel grembo, Io ti conoscevo" (Ger 5,1). Sì, prima ancora di essere "tessuti nel seno della madre" (cf Sl 138,12), siamo stati concepiti nel cuore di Dio! Una conoscenza che penetra fin nelle pieghe più recondite dell'essere, là dove, spesso, neppure il nostro sguardo riesce a penetrare. Una conoscenza gratificante, che un giorno ci ha tratto dal nulla e che genera legami di appartenenza, predispone all'ascolto e alla sequela. Chiudersi alla Parola è allora un fare violenza a ciò che è costitutivo del nostro essere, è perdere la memoria di ciò che siamo. Il nostro esistere diviene così un vagare senza meta e senza senso alla ricerca di un ancoraggio a cui la nostra creaturalità non può rinunciare. Non è forse questo uno dei principali motivi del disagio esistenziale che si riscontra in questa nostra epoca? Urge ritrovare il senso e il gusto di quell'essere "sue pecore". Di quel sentirsi conosciuti e quindi presenti in Dio, che ne è la radice. Urge far tacere il grido assordante delle varie "fate morgane" che promettono paradisi illusori, e mettersi in silenzioso ascolto. Riconosceremo, allora, la voce che ci ha chiamato alla vita e che continua a chiamarci a un "più" di vita. Quel "più" che è inscritto nel nostro essere da sempre e che forse ignoriamo. Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi esporrò silenziosamente a quello sguardo che da sempre mi conosce. Lascerò che la gioia di sapermi conosciuto da Dio mi permei e affiori alla coscienza. No, non sono una monade abbandonata al caso, ma la concretizzazione di un pensiero a lungo accarezzato nel cuore di Dio. Pregherò col salmo 138: "O Signore, tu mi scruti e mi conosci..." La voce di una testimone del XX secolo Come è bello avere un Padre nel cielo che ci aiuta e ci ama più di noi stessi; un Padre che conosce anche il numero dei capelli del nostro capo! Come amo il Signore! Lui, che veramente mi ha sempre custodita, ed è accorso ad aiutarmi tutte le volte che io l'ho invocato. Benedetta Bianchi Porro |