Omelia (12-05-2007) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; così, attraversata la Misia, discesero a Troade. Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: «Passa in Macedonia e aiutaci!». Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore. Come vivere questa Parola? La pericope odierna ci presenta uno spaccato dell'attività missionaria di Paolo e di Timoteo. Si intuisce una pianificazione lungimirante e quindi un coinvolgimento personale che rende i due evangelizzatori protagonisti a pieno titolo. Il loro andare, però, è sempre in stretta dipendenza dallo Spirito. È Lui che "vieta" e "impedisce" di attardarsi a predicare in determinate regioni, mentre sollecita a recarsi in altre. Questo intreccio dell'azione umana e dell'intervento divino non è un dato circoscrivibile a una determinata situazione, bensì una costante rintracciabile in tutta la storia della salvezza. L'uomo è chiamato a dare un contributo intelligente e libero, ponendo a servizio del Regno le proprie capacità, ma senza mai perdere di vista il progetto divino che lo trascende. Il suo è un collaborare che, senza esonerare dall'assumersi le proprie responsabilità, esige un atteggiamento di costante ascolto e di piena disponibilità. Ma come conoscere la volontà di Dio? Luca parla dello Spirito che vieta e impedisce, ma non riferisce come si sia giunti a cogliere queste sue indicazioni. Più avanti, però, fornisce un'indicazione illuminante: "cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che il Signore ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola". Una "lettura", quindi, dell'evento, in questo caso straordinario negli altri probabilmente più usuale, che permette di risalire all'intenzionalità divina. È a questo che urge abilitarci, perché Dio parla oggi come ieri, ma la sua parola è veicolata ordinariamente dagli eventi di cui è intessuta la vita. Oggi, nella mia pausa contemplativa, proverò a "leggere" quanto mi capita lungo la giornata per abilitarmi a cogliere la volontà di Dio. Ti ringrazio, Signore, perché hai voluto elevare l'uomo a tuo collaboratore. Aiutami a non retrocedere da questo impegno, ma ad assumerlo in piena docilità alle mozioni del tuo Spirito. La voce di un teologo Dono dell'amore trinitario, che congiunge l'uscire-da-sé (gratuità assoluta di Dio che rende possibile la relazione eterna tra il Padre e il Figlio e quella storica di Gesù-Signore con ogni uomo) e lo stare-presso-l'altro (dimora in Gesù e fa risplendere la gloria del Risorto nella storia dei suoi testimoni), lo Spirito salda la libertà di Dio allo slancio della vita dell'uomo. Gianfrancesco Colzani |