Omelia (28-05-2007)
mons. Vincenzo Paglia


Questa pagina evangelica è tra quelle che maggiormente hanno segnato i primi passi nella fede di tanti uomini e di tante donne. Essa risuona forte anche a questa generazione entrata nel terzo millennio. Sono tante le persone che "corrono" verso qualcuno che possa dare la felicità o che sappia indicarne la via. L'uomo di cui parla il Vangelo, dopo aver corso, si inginocchia davanti a Gesù, e lo chiama "buono". Subito Gesù lo corregge: "Perché mi chiamio buono? Solo Dio è buono!". Con questa risposta, che può apparirci esagerata, Gesù ridicolizza la pretesa che tutti abbiamo di sentirci a posto in coscienza, di sentirci buoni. In verità è una scusa per non cambiare il cuore e la vita. Quell'uomo, in effetti, aveva osservato i comandamenti. E poteva sentirsi a posto. Il problema del credente non è sentirsi a posto, bensì seguire il Signore con abbandono e decisione. Gesù ogni giorno continua a "fissare con amore lo sguardo" su di noi perché non tratteniamo le tante ricchezze che abbiamo accumulato, che peraltro ci appesantiscono la vita e rallentano la sequela del Vangelo. L'unica vera ricchezza per cui vale la pena vivere è diventare discepoli di Gesù. Quell'uomo, scegliendo per le ricchezze, se ne andò triste. Aveva scelto al ribasso.