Omelia (20-05-2007) |
padre Paul Devreux |
Oggi è la festa dell'ascensione del Signore. E' importante il fatto che Gesù faccia vedere ai discepoli la sua ascensione e che ne abbia parlato prima, altrimenti avrebbero considerato che era sparito più che partito, e non va trattenuto, perché è una cosa buona che se ne vada. Ora tocca a noi portare avanti l'annuncio. Quest'avvenimento segna la fine di un tempo e l'inizio di un altro; quello della Chiesa e dello Spirito. La rivelazione è completata, e Gesù può cambiare lo stile della sua presenza. Diventa invisibile ma presente per tutti, tramite l'Eucaristia, la Parola, la Chiesa e i cristiani. L'ascensione mi rivela quant'è grande la disponibilità di Dio ad amarmi. Io non ho questa disponibilità nei confronti degli altri e me lo rivela questa domanda: sono disposto a partire, a sparire, per dare agli altri la possibilità di maturare e crescere, a lasciare che alti portino avanti il mio progetto? Gesù ha il coraggio di andarsene. Manderà lo Spirito, per aiutarmi a capire meglio tutto ciò che ha detto e fatto, e darmi la forza di testimoniarlo, ma prima se ne va. Non è un abbandono, ma un altro supremo gesto d'Amore. A pensarci bene, l'esperienza che i discepoli hanno fatto e raccontato, ha dell'incredibile. Sembra una favola: quest'uomo che fa miracoli, che ama tutti fino a lasciarsi ammazzare pur di non smentire questa sua scelta, che risuscita e non si vendica, che mangia con loro e poi ascende al cielo. Sono cose che nessuno oserebbe raccontare senza aver paura di passare per matto. Signore, mandami il tuo Spirito affinché anche io possa capire e credere sempre di più in questo Dio che tu ci hai rivelato e per il quale ti sei incarnato, sei vissuto, morto, risorto e asceso al cielo. |