All'ora stabilita, al
suono delle campane, i fedeli si radunano
fuori della chiesa verso la quale si
dovrà dirigere la processione.
Tutti portano in mano rami di ulivo
(precedentemente distribuiti nel campino
dell'oratorio).
Il celebrante e i
ministri (con il diacono) preceduti dal
turiferario, crocifero e ceroferari, con
le vesti di colore rosso, si recano al
luogo dove è radunato il popolo,
possibilmente ben in vista e già
predisposto di microfono e altoparlante
(Bettoni).
Quindi il sacerdote
spiega il perchè del lancio dei
palloncini da parte dei bambini.
Il sacerdote saluta il
popolo con la formula: "La grazia del
Signore ... ".
Poi rivolge una breve
esortazione per illustrare il significato
del rito e per invitare i fedeli a una
partecipazione attiva e consapevole:
"Fratelli (e sorelle) carissimi, questa
assemblea liturgica è preludio alla
Pasqua del Signore...", oppure con parole
simili; ad esempio:
Sorelle e fratelli,
buona giornata a tutti! Questa infatti per
noi è una giornata buona
perché iniziamo la celebrazione
eucaristica in modo caratteristico e
solenne. Faremo una processione per
accompagnare il nostro Signore Gesù
verso la sua passione gloriosa,
professando la nostra fede in lui, re e
salvatore. I rami che portiamo, imitando
in questo la folla dei discepo!i,
esprimano la freschezza e la bellezza
della nostra accoglienza. Ma non
dimentichiamo che Gesù rifiuta i
facili applausi ritualistici e vuole da
ciascuno di noi quella fedeltà
interiore che abbiamo riscoperto nel
cammino quaresimale.
Dopo l'esortazione il
sacerdote, a mani giunte, invita alla
preghiera; e dopo un giusto momento di
silenzio dice, a voce alta, una delle due
orazioni riportate dal MR 115, n. 7; nella
prima di esse traccia un segno di croce
sui rami, alla domanda "benedici ...". Un
ministrante terrà aperto davanti a
lui il messale. Quindi, senza dire nulla,
asperge i rami con l'acqua benedetta che
il ministrante gli porge. I fedeli possono
essere invitati ad alzare i loro rami con
gesto semplice verso il sacerdote
benedicente.
Lettura del
Vangelo
Si tiene quindi la
proclamazione del vangelo dell'ingresso
del Signore. La lettura può essere
fatta dal diacono o dal sacerdote, secondo
il solito modo: all'ambone, se c'è,
oppure stando a un leggio, ma in un modo
visibile e udibile da tutti.
La proclamazione, fatta
secondo il testo di uno dei quattro
evangelisti, come indicato nel lezionario
domenicale e festivo, può essere
preceduta da una breve monizione proposta
dal commentatore o dallo stesso sacerdote.
Può essere usato l'incenso, nel
qual caso il sacerdote pone qualche grano
sulla brace e incensa
l'evangeliario.
Per la monizione
iniziale si possono utilizzare questi
testi a modo di esempio:
Anno A (Mt
21,1-11)
L'ingresso di
Gesù in Gerusalemme apre l'ultimo
capitolo della vita del Signore, visto
come compimento delle promesse profetiche
e delle attese messianiche, legate non ai
successi momentanei della dinastia
davidica, ma alla figura del servo fedele
di Dio.
Anno B (Mc
11,1-10)
La festa che la folla
riserva a Gesù contrasta con la
semplicità della cavalcatura che
egli sceglie per sé: un asinello
coperto di mantelli che sarà subito
restituito al suo padrone. II Signore non
si affida alle apparenze del prestigio
sociale, ma indica la sua opzione per
l'austerità temperata
dall'amore.
Anno C (Lc
19,28-40)
La processione
Il celebrante dà
quindi avvio alla processione con
l'esortazione: "Imitiamo, fratelli
carissimi, le folle di Gerusalemme...",
oppure con un testo simile, come ad
esempio:
Avviciniamoci ora,
insieme, accompagnando il Signore verso la
sua croce. Partecipiamo con ordine e con
il canto alla pubblica professione di fede
nel nostro re e salvatore. I rami d'ulivo
esprimano la fioritura della nostra
speranza riposta unicamente in
Cristo.
Si avvia la testa del
corteo:
- precede il
turiferario con turibolo fumigante,
accompagnato eventualmente dal portatore
della navicella;
- segue il crocifero con croce astile
ornata a festa con rami di ulivo; ai suoi
lati due ministranti con le candele
accese;
- i cantori procedono in formazione
più compatta, per voci;
- vengono poi il sacerdote e i ministri
che lo accompagnano;
- dietro, seguono i fedeli con in mano i
rami benedetti.
Durante la processione
il coro e il popolo eseguono il canto
"Osanna al Figlio di David".
Il sacerdote, giunto
all'altare, fa la debita riverenza, lo
bacia ed eventualmente lo incensa, mentre
continua il canto e si chiudono le porte.
Si reca poi alla sede, dove, tralasciando
i riti di introduzione, chiude la
processione con l'orazione o colletta
della messa: "Dio onnipotente ed
eterno...", cui tutta l'assemblea risponde
con l'Amen.
Nel frattempo i
ministranti avranno sistemato con ordine i
vari strumenti: la croce processionale si
colloca al lato sinistro dell'altare,
rispetto al celebrante, rivolta al popolo;
i due ceri si pongono ai lati
dell'altare.
La messa prosegue come
al solito con la liturgia della Parola. Si
faccia attenzione a indicare per tutti i
fedeli un modo composto e corretto di
tenere i rami senza che questi arrechino
disturbo durante i riti successivi.
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