VENERDI
SANTO
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1 -
Preparare
- Cose da predisporre
- Uffici e ministri
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2 -
Celebrare
- Riti di introduzione
- Liturgia della Parola
- Preghiera universale
- Adorazione della santa croce
- Santa comunione
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1 - Preparare
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Nel disporsi alla
celebrazione del venerdì è
bene rinnovare alcune attenzioni generali
sugli aspetti celebrativi e sulle
condizioni di partenza:
- si eviti che il luogo della reposizione
e dell'adorazione del santissimo
sacramento richiami le caratteristiche del
"sepolcro" (il Signore che vi dimora non
è una salma, ma il Vivente mediante
il segno sacramentale); si curi anche che
questo luogo non costituisca occasione di
contrasto e di disturbo durante la
celebrazione pomeridiana;
- si delimiti con chiarezza il tempo per
la celebrazione della penitenza o
riconciliazione sia individuale che
comunitaria;
- si faccia in modo che altri impegni
(pulizie e riordino della chiesa, prove di
canto e di riti, ecc.) non distolgano i
singoli fedeli e i gruppi dalla raccolta
adorazione e da un indispensabile tempo di
meditazione;
Cose da
predisporre
- in sacrestia:
crocifisso grande di legno, coperto da
velo rosso; divise per i ministri;
- nel presbiterio: presso la credenza:
ceppo o zoccolo per la croce da porre
sull'altare o di fianco ad esso;
- all'ambone: lezionario domenicale e
festivo, oppure tre lezionari o vangeli
per la lettura della passione;
- l'altare: completamente spoglio, senza
croce, senza candelieri, senza
tovaglie;
- alla credenza (senza tovaglia): tovaglia
dell'altare; leggio per l'altare con il
messale; borsa rossa con il corporale;
vasetto d'acqua con il purificatoio per
l'abluzione delle dita; stole rosse per i
sacerdoti; eventualmente tovaglia e
piattello per la comunione dei fedeli;
- alla cappella dell'adorazione: uno o due
ceri sempre accesi; due candelieri; chiave
del tabernacolo; corporale spiegato sulla
mensa.
All'altare della
reposizione si accendano solo due candele
o due ceri. Una volta finita la
celebrazione, si spoglia l'altare
maggiore; rimangono solo la croce e i
quattro candelieri. Si toglie anche tutto
l'apparato della cappella
dell'adorazione.
Uffici e ministri:
occorrono
- cinque lettori,
- tre ministranti (uno per la croce, due
per i ceri),
- due ministranti per preparare
l'altare
- il coro.
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2 - Celebrare
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Riti di
introduzione
Il sacerdote e il
diacono indossano le vesti di colore
rosso, come per la messa. Non si suonano
le campane né si accendono le
candele.
Al momento in cui i
fedeli sono radunati, il commentatore o lo
stesso sacerdote può rivolgere come
monizione previa queste o simili
parole:
Quasi al
termine del primo giorno del triduo
pasquale, stiamo per iniziare la
solenne azione di memoria della morte
di Cristo che proprio in un
venerdì della primavera
dell'anno 30 fu ucciso a Gerusalemme e
spirò in quest'ora, dopo una
dolorosa agonia. Non siamo riuniti per
celebrare un anniversario nostalgico:
il Signore ucciso è già
il risorto vittorioso della morte, non
è prigioniero di uno dei
miliardi di sepolcri della terra.
Nonostante la denuncia per un atto
così ingiusto e malvagio come
l'uccisione di Gesù, noi siamo
chiamati a un rito ricco di speranza e
animato dalla contemplazione di un
sacrificio compiuto per puro amore.
Uniamoci al cammino di Gesù
narratoci nella sua passione, veneriamo
la sua croce e prepariamoci a entrare
in comunione con lui mediante il pane
eucaristico.
L'austerità di
questi momenti ci chiede di ritrovare una
compostezza, una serietà e
intensità di partecipazione degne
della straordinaria gravità
dell'evento che ricordiamo e della sua
importanza decisiva per la nostra
salvezza.
Sacerdote e ministri si
recano in processione all'altare; fatta la
debita riverenza (un inchino) si prostrano
a terra sul primo gradino. Tutti, in
silenzio, pregano per breve tempo.
Quindi il sacerdote con
i ministri si reca alla sede e rivolto al
popolo, stando in piedi, dice a mani
giunte una delle due orazioni riportate
dal MR 145-146 senza premettere l'invito
"Preghiamo. Ricordati, Padre, della tua
misericordia...", oppure: "O Dio che nella
passione del Cristo nostro Signore..."
(PCFP 65).
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Liturgia della
Parola
Prima lettura (Is
52,13-53,12)
II brano è
costituito dalla illustrazione profetica
di Gesù come servo di Dio innocente
e fedele fino alla morte; caricatosi dei
nostri peccati si offre per
salvarci.
Si proclami molto
adagio il salmo responsoriale (Giancarla).
Il Salmo 30 esprime la fiducia
appassionata nel Dio che non abbandona il
suo servo né noi se gli restiamo
fedeli. Si può cantare con il
ritornello: "Padre, nelle tue mani affido
il mio spirito" (LP 309-310; LD
604).
Seconda lettura (Eb
4,14-16; 5,7-9)
L'autore del brano vede
nella passione del Signore l'esercizio del
suo sacerdozio unico e definitivo: fedele
a Dio e solidale con i fratelli egli
è il mediatore della nuova
alleanza, che non sarà mai
smentita, fra Dio e gli uomini.
Vangelo della
passione (Gv 18,1-19,42)
La terza lettura
è la narrazione della passione del
Signore secondo Giovanni. Mentre si canta
l'acclamazione ("Gloria e lode a te") i
lettori designati (sacerdote, diaconi e
altri) senza ceri né incenso fanno
inchino all'altare, ritirano eventualmente
i lezionari o evangeliari e vanno
all'ambone o ai rispettivi siti, provvisti
di microfono e leggio.
Appena finito il canto
al vangelo, se non si fa una monizione
introduttiva (si veda quella della
domenica delle Palme), il lettore-cronista
inizia ad alta voce, senza altri segni:
"Passione di nostro Signore Gesù
Cristo secondo Giovanni".
L'assemblea può
stare in piedi; chi è anziano o in
condizioni particolari può
eventualmente sedere. Tutti però
sono invitati a inginocchiarsi o almeno a
fare un inchino profondo al punto in cui
si narra la morte del Signore. Qui si fa
una breve pausa di riflessione e tutti si
rialzano, mentre il lettore prosegue.
Tutti acclamano alla fine: "Lode a te, o
Cristo".
Se l'assemblea ha
bisogno di essere aiutata nell'ascolto con
alcune pause di meditazione, si possono
utilizzare le divisioni riportate dal
lezionario del triduo e software ai punti
indicati dai titoletti riassuntivi o in
silenzio o con brevi acclamazioni proposte
dal coro e riprese dall'assemblea.
Si può ricorrere
a ritornelli o singole strofe dei seguenti
canti:
- Signore dolce volto -
O capo insanguinato (CP 52; LP 297; con
altro testo LD 601);
- Crocifisso mio Signore (CP 43)j - Volto
dell'uomo (CP 69); - Nella memoria ("Ecco
l'uomo": CP 63).
Monizione possibile
prima della lettura:
Ascoltiamo ora
la proclamazione della passione di
Gesù: egli è pienamente
consapevole del suo destino e affronta
con serena libertà una
sofferenza che rende onore alla
"verità", come unica via alla
glorificazione di Dio e al giudizio
sull'uomo. Il dolore e la morte di
Gesù, che costituiscono
l'aspetto più fallimentare e
sconcertante della sua vicenda,
spalancano invece la strada della
salvezza per coloro che credono in lui,
nonostante il buio della croce.
Dopo la lettura della
passione si può tenere una breve
omelia, al termine della quale il
sacerdote può invitare i fedeli
alla preghiera (PCFP 66).
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Preghiera
universale
La liturgia della
Parola di questo venerdì si
conclude con la preghiera universale. Il
diacono stando all'ambone pronunzia
l'esortazione con la quale viene indicata
l'intenzione della preghiera. Quindi tutti
pregano, per qualche momento, in silenzio;
poi il sacerdote, stando alla sede e
allargando le braccia, dice l'orazione.
Per tutto il tempo di questa preghiera
universale, la più antica e
venerabile di tutta la chiesa romana, i
fedeli rimangono in piedi.
Prima della preghiera,
il commentatore, o lo stesso sacerdote,
può proporre una monizione:
L'uccisione di
Cristo non segnala la fine
dell'umanità: è solo la
fine del peccato dell'umanità,
se ogni persona entra nella logica
oblativa della croce. Per questo noi,
chiesa, preghiamo ora per tutti:
perché l'umanità, per la
quale Gesù si è
consegnato ai suoi uccisori come
agnello mansueto, sia sostenuta
nell'impegno di vera conversione e di
rinuncia alla violenza. All'invito, che
ci sarà rivolto, preghiamo in
silenzio, e poi rispondiamo con
l'adesione del nostro "Amen"
all'orazione del sacerdote.
La struttura della
preghiera (invito, preghiera in silenzio,
orazione del sacerdote, acclamazione):
I. Per la santa
chiesa
II. Per il papa
III. Per tutti gli ordini sacri e per
tutti i fedeli
IV. Per i catecumeni
V. Per l'unità dei cristiani
VI. Per gli ebrei
VII. Per i non cristiani
VIII. Per coloro che non credono in
Dio
IX. Per i governanti:
X. Per i tribolati
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Adorazione della
santa croce
Terminata la preghiera
universale, ha luogo la solenne adorazione
della croce.
Si può
introdurre con questa monizione:
Entriamo nella
seconda parte della nostra
celebrazione. La croce e il crocifisso
che abbiamo seguito nella parola
evangelica e pregato nell'orazione, ci
vengono ora mostrati nell'immagine che
la pietà cristiana ha
disseminato ovunque. Riscopriamo il
volto sofferente dell'Uomo-Dio e in
esso le angosce della storia umana, ma
illuminata da una luce di reale
speranza. Restando in piedi al proprio
posto, accogliamo la croce che viene
portata all'altare, rispondendo:
"Venite, adoriamo".
Un ministranteporta
all'altare la croce velata, l'accompagnano
due ministranti con le candele accese.
All'apparire della croce tutti si
alzano.
Il sacerdote, ai piedi
dell'altare, riceve la croce; i due
ministranti si mettono ai suoi lati;
scopre alquanto la parte superiore e,
elevando la croce, invita i presenti
all'adorazione con le parole: "Ecco il
legno della croce" . Tutti rispondono:
"Venite, adoriamo".
Il sacerdote, salendo
il primo gradino, scopre poi il braccio
destro della croce; elevandola per la
seconda volta ripete l'invito: "Ecco il
legno della croce".
Infine, saliti i tre
gradini, scopre interamente la croce; un
ministrante ritira il velo e lo depone;
elevandola, per la terza volta rivolge
l'invito: "Ecco il legno della
croce".
Quindi il sacerdote,
accompagnato da due ministranti con le
candele accese, porta la croce sul
limitare del presbiterio; quivi l'affida a
due chierichetti, che la tengono diritta
per le braccia. A destra e a sinistra
della croce si pongono i candelieri con le
candele accese. Si svolge quindi
l'adorazione della croce.
Il sacerdote, il clero
e i fedeli si recano processionalmente
all'adorazione della croce, facendo
davanti ad essa genuflessione semplice o
un altro segno di venerazione (ad esempio
baciando la croce, o toccando la figura
del crocifisso) secondo l'uso del luogo
(PCFP 68-69).
L'adorazione può
essere introdotta da una monizione, come
questa:
Il Signore
Gesù è stato ucciso con
il supplizio della croce. Questa, per
noi, non è più uno
strumento di tortura inventato dalla
cattiveria umana, ma simbolo del
sacrificio d'amore per il quale Dio ci
offre la salvezza. Ringraziamolo per
questo dono, adoriamo il Dio crocifisso
e veneriamo il segno del suo dolore.
Possiamo formare un corteo ordinato per
venire a toccare o baciare l'immagine
(o icona) che richiama la
serietà tragica dell'amore con
cui siamo amati.
Durante l'adorazione
della croce si effettuano canti
appropriati.
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Santa
comunione
Conclusa l'adorazione,
la croce viene posta a fianco dell'altare
tra i due ceri. Quindi due ministranti (Sr
Griselda e Sorella Maria) stendono
sull'altare una tovaglia e vi pongono
sopra il corporale e il messale. Il
diacono riporta il santissimo sacramento
dal luogo della reposizione all'altare,
per il percorso più breve: tutti
rimangono in piedi in silenzio. Due
ministranti con le candele accese
accompagnano il santissimo sacramento e
pongono poi i candelieri presso o sopra
l'altare.
Appena il diacono ha
deposto il santissimo sacramento
sull'altare e scoperta la pisside, il
sacerdote si avvicina e, fatta la
genuflessione, sale all'altare. Ad alta
voce, con le mani giunte, dice:
"Obbedienti alla parola del Salvatore..."
(MR 158). Poi, con le braccia allargate,
dice insieme al popolo: "Padre
nostro...".
Prima di questo si
può proporre una monizione:
Inizia ora la
terza parte della celebrazione di
questo venerdì santo. Al
sacrificio di Cristo abbiamo
partecipato con l'ascolto della parola
di Dio e con la venerazione della
croce. Ora, con la comunione
eucaristica al pane consacrato ieri,
vogliamo che ogni istante della nostra
esistenza rimanga segnato dal dono e
dalla presenza del Signore, facendo
nostra la sua croce, come condividiamo
il segno della sua risurrezione.
Quindi il sacerdote, a
braccia allargate, continua:
"Liberaci, o
Signore...".
Il sacerdote
genuflette, prende una particola e
tenendola alquanto sollevata sopra la
pisside, rivolto al popolo, dice ad alta
voce: "Beati gli invitati alla cena del
Signore. Ecco l'agnello di Dio che toglie
i peccati del mondo". E insieme al popolo
dice: "O Signore, non sono degno..." (MR
159).
Distribuisce poi la
comunione al diacono, ai ministranti e ai
fedeli.
Durante la comunione si
può eseguire un canto
adatto.
Terminata la
distribuzione della comunione, un ministro
idoneo porta la pisside al luogo preparato
fuori dell'ambito della chiesa. Segue un
breve silenzio, durante il quale si prega
stando seduti, tutti si alzano e il
sacerdote in piedi recita le due orazioni
("dopo la comunione" e "sul
popolo").
Per il congedo
dell'assemblea, il sacerdote, rivolto al
popolo e stendendo le mani sopra di esso,
dice l'orazione: "Scenda, Padre, la tua
benedizione..." (MR 160). Tutti
rispondono: "Amen" (PCFP 70-71).
Quindi il sacerdote e i
ministranti si mettono davanti all'altare,
fanno inchino profondo o genuflessione se
il santissimo sacramento è rimasto
nel tabernacolo, e ordinatamente tornano
in sacrestia. L'assemblea si scioglie in
silenzio. A tempo opportuno si spoglia
l'altare, lasciandovi solo croce e
candelieri. Anche il luogo della
precedente riposizione deve venire
spogliato.
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